Cancro, il certificato che ti semplifica la vita
Accertare l’invalidità oncologica serve al paziente e al caregiver
>Pochi minuti, un clic al computer e i tuoi diritti di malato oncologico sono conquistati. Ti piacerebbe che fosse così semplice, vero? Questo desiderio potrebbe diventare realtà. Ma facciamo un passo indietro: quando inizi questo percorso, lo saprai bene, c’è anche uno scoglio burocratico da superare, fatto di documenti, leggi e trafile che accertano il tuo nuovo stato di salute. Quindi, se hai il cancro, ecco il certificato che ti semplifica la vita.
Un documento virtuale ma importantissimo
Il primo step è proprio il famoso certificato oncologico telematico. In pratica è un documento che accerta la tua patologia e che serve all’Inps per aprire l’accertamento dell’invalidità oncologica. Infatti solo grazie all’invalidità, che l’istituto di previdenza riconosce dopo una serie di verifiche, si possono ottenere tutele, agevolazioni economiche e benefici, come i permessi per le cure, stabiliti dalla famosa legge 104.
Chi lo fa?
Il certificato oncologico esiste già da una decina di anni e viene compilato online da un medico, abilitato dall’Inps. Di solito a farlo è proprio il medico di famiglia. “Ma non è detto che sia un bene perché non si tratta di figura specializzata in queste patologie” spiega l’avvocato Elisabetta Iannelli, segretario generale di Favo, la Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia. “Quindi, magari, omette delle informazioni importanti o scrive imprecisioni, che possono costare caro. Infatti poi l’Inps giudica incongruo il documento e quindi si allungano i tempi per la pratica di invalidità. A volte, per esempio, l’istituto chiede di integrare la documentazione, con costi aggiuntivi per il paziente”. Non solo: il medico di famiglia fa pagare il certificato perché non rientra tra i suoi incarichi.
E se lo firmasse l’oncologo?
Così, la Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia ha promosso le iniziative pilota avviate dall’Inps con alcuni istituti del settore, come il Policlinico Gemelli di Roma, e con altre istituzioni, come le Regioni. In pratica, a redigere questo prezioso certificato sono gli stessi oncologi o altri specialisti che hanno in cura il paziente. La conseguenza? Niente errori, più velocità e, dettaglio da non trascurare, zero costi. “Il progetto sta andando molto bene e adesso, insieme all’Inps e ad Agenas (l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) questo modello verrà portato in Conferenza Stato-Regioni, così speriamo che l’iter diventi presto realtà ovunque, in tutta Italia” precisa l’avvocato Iannelli.
“Il progetto sta andando molto bene e adesso, insieme all’Inps e ad Agenas (l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) questo modello verrà portato in Conferenza Stato-Regioni, così speriamo che l’iter diventi presto realtà ovunque, in tutta Italia”
Chiedilo subito
Il certificato, poi, non serve soltanto al paziente, ma anche al caregiver che così ha diritto, tra le altre cose, a 3 giorni di permesso al mese per assistere il proprio caro ammalato. “Noi consigliamo a tutti di chiederlo all’oncologo o agli specialisti di riferimento” conclude l’avvocato Iannelli. “Lo compileranno con precisione e così avrete compiuto il primo passo. Il percorso oncologico è lungo e difficile, non possiamo negarlo, ma dobbiamo per forza renderlo più semplice e leggero”.