5 Minuti7 Aprile 2024

Cancro e lavoro, la guida ai tuoi diritti


Iniziamo una serie di articoli che ti spiegano le tue tutele come lavoratore oncologico

Hai avuto una diagnosi di tumore, ti stai curando (o hai appena finito le terapie) e stai pensando al ‘capitolo lavoro’? Tutti, più o meno, dobbiamo tornare alla scrivania e spesso ritrovare la dimensione professionale può avere i suoi aspetti positivi, perché fa riassaporare un po’ di normalità.

Insieme agli obblighi, per fortuna esistono anche diversi diritti che tutelano i pazienti oncologici. Così, diamo il via a una serie di articoli utili per fare chiarezza sull’argomento e iniziamo parlando dei lavoratori dipendenti. Buona lettura… e buon ritorno al lavoro.

Il primo passo: i documenti giusti

Tutti i benefici dei lavoratori che hanno una diagnosi di tumore dipendono da alcuni accertamenti, ovvero da specifici documenti che dimostrano la propria condizione di salute. Alcuni diritti sono legati all’accertamento di una certa percentuale di invalidità, altri allo stato di ‘”handicap in situazione di gravità”, altri ancora ai requisiti previsti dalla legge per il diritto al lavoro dei disabili.

Quindi, la prima cosa da fare è proprio presentare all’Inps un’unica domanda per il riconoscimento sia dello stato di invalidità sia di quello di handicap e anche per l’accertamento della disabilità.

Questi documenti, insomma, sono indispensabili. E lo sono ancora di più se non si ha un lavoro. La legge 68/1999, infatti, prevede che imprese e gli enti pubblici debbano assumere un determinato numero di persone con invalidità dal 46% al 100% iscritte nelle liste speciali del collocamento obbligatorio. La cifra è proporzionale alle dimensioni del luogo di lavoro e le aziende ricevono agevolazioni e incentivi per queste assunzioni e anche dei rimborsi per alcune spese, come la rimozione delle barriere architettoniche.

La norma vale anche se la disabilità si verifica dopo l’assunzione. Non solo: il lavoratore licenziato per riduzione del personale o per un motivo oggettivo (non è più in grado di svolgere le sue mansioni) può essere reintegrato se l’azienda impiegava un numero di lavoratori disabili inferiore a quello specificato dalla legge.

“La prima cosa da fare è presentare all’Inps un’unica domanda per il riconoscimento sia dello stato di invalidità sia di quello di handicap e anche per l’accertamento della disabilità. Questi documenti sono indispensabili. E lo sono ancora di più se non si ha un lavoro. La legge 68/1999, infatti, prevede che imprese e gli enti pubblici debbano assumere un determinato numero di persone con invalidità dal 46% al 100% iscritte nelle liste speciali del collocamento obbligatorio".

Gli ‘aiuti’ in ufficio

Le leggi più recenti sono dei validi alleati per i pazienti oncologici. Per esempio, aziende ed enti pubblici devono mettere in atto tutte le soluzioni pratiche che garantiscano la parità di queste persone con gli altri colleghi.

In pratica, bisogna rimuovere eventuali barriere architettoniche, mettere a disposizione software specifici, concedere mansioni, orari diversi, la riduzione del monte ore, se serve, e il telelavoro.

A proposito di mansioni, non bisogna dimenticare che il ruolo del paziente oncologico deve essere legato a doppio filo alla sua condizione di salute. Quindi, se serve, ha il diritto di alleggerire incarichi e obblighi, ma senza una decurtazione del suo stipendio.

Attenzione, però: sia l’imprenditore che il paziente possono richiedere a medico specializzato e alla commissione Asl che se occupa una visita medico-legale per accertare la situazione. E se si dimostra che il malato non può essere assegnato a mansioni in linea con la sua salute, il datore di lavoro può rescindere il contratto. La prassi prevede che l’imprenditore lo comunichi entro 10 giorni agli uffici competenti.

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