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Tumore alle ovaie: terapie innovative migliorano la cura


Chirurgia e chemioterapia tradizionali non sono più le uniche opzioni per il trattamento del tumore all’ovaio. Ci sono le target therapy che utilizzano farmaci che colpiscono e attaccano le cellule tumorali, come gli anticorpi monoclonali e gli inibitori della PARP. E ci sono nuovi approcci chirurgici all’insegna del less is more. Vediamo quali terapie innovative ampliano il panorama delle prospettive di cura del cancro ovarico

Siamo abituati a ottimi programmi di screening efficaci per alcuni tipi di neoplasie, come il cancro al seno o al colon o alla cervice. Queste patologie prevedono mammografie, colonscopie, Pap test e altri esami diagnostici utili a identificare i tumori anche in fase precoce. Invece, ancora non abbiamo la stessa possibilità con il cancro alle ovaie. Anche per questo motivo è uno dei tumori ginecologici più difficili da trattare.

Screening e diagnosi precoce del tumore alle ovaie

“Oggi facciamo la ‘prevenzione a cascata’, andiamo alla ricerca di mutazioni BRCA e di altri geni nelle pazienti che hanno una storia familiare di tumore dell’ovaio e nei familiari sani. Ma un approccio più sistematico potrebbe portare a ridurre ulteriormente l’incidenza del tumore ovarico” ha ricordato il professor Scambia, Ordinario di Ginecologia e Ostetricia all’Università Cattolica del Sacro Cuore e Direttore Scientifico di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, al congresso annuale ESMO Gynaecological Cancer.

La neoplasia ovarica si colloca tra le prime dieci forme tumorali più diffuse nella popolazione femminile. La percentuale di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi del tumore alle ovaie è bassa, attorno al 43%, principalmente perché viene identificata in fase già avanzata nel 75-80% delle pazienti. “In futuro, l’individuazione delle cellule con mutazione p53 e la cosiddetta biopsia liquida potrebbero consentire di individuare il carcinoma ovarico in fase molto precoce, quando le possibilità di guarigione sono maggiori”, ha sottolineato il professor Scambia.

Gli effetti degli inibitori di PARP

“Se oggi si registra una riduzione del tasso di mortalità per tumori alle ovaie negli ultimi 5 anni, è anche per merito dell’introduzione dei PARP-inibitori in prima linea. Gli inibitori di PARP, enzima coinvolto in vari processi di riparazione del Dna il cui blocco porta a morte la cellula tumorale, hanno infatti permesso di fare grandi passi avanti in termini di sopravvivenza, libera dalla progressione di malattia. La terapia di mantenimento con i farmaci a bersaglio molecolare si sta dimostrando molto efficace per ritardare il rischio di recidiva nelle pazienti con mutazioni BRCA con deficit genetici che alterano i meccanismi di riparazione dei danni al DNA.

La chemio smart nel carcinoma ovarico: più precisa e meno tossica

La chiamano chemioterapia intelligente perché consiste nell’utilizzo di farmaci di ultima generazione, i famosi anticorpi farmaco-coniugati (antibody-drug conjugate, ADC) che permettono la target therapy. Il vantaggio di questa terapia mirata è colpire direttamente solo il bersaglio molecolare identificato (recettore, fattore di crescita, enzima) risparmiando le cellule sane.

Gli studi condotti su questo genere di terapie sono in aumento, così come crescono i farmaci commercializzati per questo scopo. Se ne è parlato a lungo durante l’appuntamento annuale della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO) di Barcellona.

L’oncologa a capo dell’Unità di ricerca ginecologica del Royal Marsden NHS Foundation Trust and Institute of Cancer Research di Londra, Susana Banerjee nel suo discorso di apertura ha sottolineato che: “Queste molecole sono la risposta a un importante bisogno dei pazienti oncologici: potenziare l’efficacia dei farmaci citotossici, ovvero quelli capaci di impedire la moltiplicazione delle cellule o di ucciderle, riducendo allo stesso tempo la tossicità sugli organi sani”.

Nell’ambito del trattamento del tumore ovarico, gli ADC possono fare la differenza perché la neoplasia offre potenzialmente diversi bersagli. Infatti, sulla base di questa tesi sono in fase di sviluppo clinico per il carcinoma dell’ovaio oltre 40 farmaci anticorpo-coniugati (ADC), che associano anticorpi monoclonali a principi attivi farmaceutici altamente attivi (HPAPI). Ma è solo l’inizio, perché la ricerca scientifica prosegue.

Nuove speranze per il tumore ovarico resistente al platino

Certamente, non è ancora stata raggiunta la precisione assoluta e la nuova terapia porta con sé effetti collaterali di cui medici e pazienti devono tenere conto. Ma gli studi sono focalizzati sull’obiettivo di migliorare la precisione della terapia per trovare un’alternativa ottimale alla chemio.

Questo è il caso del Mirvetuximab soravtansine, il primo ADC che si è mostrato efficace per il tumore ovarico resistente al platino. La molecola è approvata negli Stati Uniti e probabilmente arriverà presto anche da noi.

«È il primo medicinale, che riesce ad allungare la sopravvivenza delle donne con una neoplasia platino-resistente”, dice Nicoletta Colombo, direttore del Programma di Ginecologia oncologica all’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) e autrice principale dello studio MIRASOL. “Questo è un grande passo avanti rispetto alla chemioterapia standard, con la quale la sopravvivenza media delle donne è di circa un anno (quando insorge resistenza al platino)».

Verso interventi “less is more”

Anche dall’ultimo congresso ASCO, American Society of Clinical Oncology di Chicago, arrivano interessanti novità anche nel campo della ginecologia oncologica. Lo studio CARACO ha dimostrato che, nelle pazienti con tumore ovarico epiteliale in fase avanzata, è possibile evitare l’asportazione dei linfonodi apparentemente sani durante l’intervento chirurgico. “Questo approccio è determinante perché abbassa il rischio di complicanze – come lesioni vascolari, linfedema e linfocele – legate all’asportazione di linfonodi sani senza ridurre le chance di sopravvivenza delle pazienti” ha sottolineato l’esperto.

Se ti è stato diagnosticato un tumore alle ovaie, fissa un appuntamento con un oncologo ginecologo e chiedi sempre informazioni sulle sperimentazioni cliniche. Perché oggi non esiste un trattamento così efficace da impedirti di prendere in considerazione qualcosa che un domani potrebbe rappresentare il meglio.

Mara Locatelli

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