5 Minuti20 Aprile 2022

Diventare mamma dopo il cancro? Si puó


Un ospedale italiano protagonista di un grande studio internazionale su tumori e maternità

Diventare mamma dopo il cancro? Si può, si può davvero dare la vita dopo aver rischiato a lungo di perderla. È il sogno di tante, tantissime pazienti oncologiche e in Italia c’è una dottoressa che compie questa magia con una bacchetta speciale, quella della scienza e dei grandi processi della ricerca.

Parliamo di Eleonora Porcu,  ginecologa e direttrice della struttura Infertilità e procreazione medicalmente assistita del Policlinico Sant’Orsola a Bologna. Da 25 anni si occupa di oncofertilità e ora i risultati dei suoi studi sono stati pubblicati dalla prestigiosa rivista Cancer

Purtroppo, chi si sottopone a chemioterapia e radioterapia rischia poi di non poter diventare mamma, perché questi trattamenti possono causare anche amenorrea (assenza del ciclo mestruale) o una forte insufficienza ovarica. Partendo dai sogni spezzati di queste donne, la dottoressa Porcu ha iniziato a lavorare sulla tecnica del social freezing, la crioconservazione, ovvero congelare i loro ovuli prima che iniziassero il trattamento oncologico. “Ho iniziato nel 1996, circondata da dubbi e scetticismo” ricorda la dottoressa. “Pochi credevano alle possibilità offerte dalla crioconservazione degli ovociti, sembrava fantascienza che sopravvivessero dopo lo scongelamento e potessero originare una gravidanza”.

“Io ho sempre sentito il forte dovere di fare qualcosa per favorire la vita e il desiderio di maternità, in particolare da parte di quelle donne che in seguito a un tumore vanno incontro a una insufficienza ovarica prematura che non consente di avere figli. Un’ingiustizia che mi ha spinto ad andare avanti su questa strada: i risultati raggiunti sono eccezionali.

“Infatti, dimostrano che questa tecnica funziona e le pazienti oncologiche devono sempre essere informate di questa possibilità straordinaria. Anzi, per chi combatte un tumore, la prospettiva di diventare madri aiuta, incoraggia, dona una forza sorprendente contro la malattia”.

“Partendo dai sogni spezzati di queste donne, la dottoressa Porcu ha iniziato a lavorare sulla tecnica del social freezing, la crioconservazione, ovvero congelare i loro ovuli prima che iniziassero il trattamento oncologico. “Ho iniziato nel 1996, circondata da dubbi e scetticismo” ricorda la dottoressa. “Pochi credevano alle possibilità offerte dalla crioconservazione degli ovociti, sembrava fantascienza che sopravvivessero dopo lo scongelamento e potessero originare una gravidanza”

Lo studio pubblicato su Cancer esamina i risultati di 508 donne provenienti da tutta Italia e anche dall’estero, che tra il 1996 e il 2021 hanno scelto di congelare i propri ovociti prima di iniziare le cure contro il cancro e 156 di loro lo hanno fatto proprio al Policlinico Sant’Orsola di Bologna. Di queste 156, 44 hanno provato a diventare madri e 14 hanno portato a termine con successo la gravidanza.

“In pratica, si tratta di una donna su 3” spiega la dottoressa Porcu. “ È come se in questo modo si fermasse il tempo: gli ovuli che dieci anni fa erano di una ragazza di 28 anni, oggi hanno ancora 28 anni e se conservati correttamente possono sopravvivere anche 20-30 anni”.

Infatti, gli ovociti vengono prelevati dalla paziente e immersi nell’azoto liquido, un gas liquefatto che arriva alla temperatura di 196 gradi sotto zero. Dopo lo scongelamento, l’80% sopravvive e può essere usato per una fecondazione assistita. “Come puntualizza l’articolo di Cancer, 44 donne hanno cercato la gravidanza con gli ovociti crioconservati e in 15 ce l’hanno fatta” prosegue la dottoressa. “Altre ci hanno provato ma il primo tentativo non è andato a buon fine e possono comunque confidare negli altri ovociti a disposizione. È come se avessero un tesoro da parte, che non ha una scadenza. Certo, non si può aspettare troppo, perché le possibilità di farcela diminuiscono con l’avanzare dell’età”.