Ha un nome che sembra strano, ma è un problema che conosci benissimo e hai vissuto anche tu. Chi ha un tumore, infatti, prova spesso sulla sua pelle la paura legata a lastre, tac e risonanze, a tutti quegli esami che passano ai raggi x il nostro organismo per valutare lo stato di salute.

Gli esperti la chiamano scanxiety e in questo articolo, con l’aiuto della psiconcologa Luiga Carapezza, ti spieghiamo cos’è e come si cura.

Dottoressa Carapezza, che cos’è la scanxiety?

“Facciamo una premessa: il cancro e i suoi trattamenti hanno effetti importanti sui pazienti, tanto che oltre il 50% di loro riscontra disagi psicologici, come ansia e depressione, e spesso questi disturbi proseguono anche quando la persona guarisce. Ecco, la scanxiety nasce proprio in questo contesto e possiamo definirla l’ansia che insorge quando si devono eseguire tutti quegli esami che servono per la diagnosi del tumore, per stabilire il percorso di cura o, ancora, per i follow-up. Infatti, la parola vuol dire ‘ansia da scansione’, ossia ansia da radiografia, tac, risonanza o pet. È un problema molto diffuso: personalmente tutti i pazienti che seguo me ne parlano”.

Quali sono i sintomi?

“I pazienti raccontano di un’ansia molto forte, che li blocca, perché sentono la paura che la malattia possa essere progredita o che le cure non stiano facendo effetto. Questa paura si scatena parecchio tempo prima dell’esame, anche un mese prima, dura durante il test e prosegue poi finché non arrivano gli esiti. Poi si può avvertire claustrofobia all’arrivo nella stanza del controllo, tachicardia, palpitazioni, insonnia e alterazioni del sonno, inappetenza e sbalzi d’umore. Tanti pazienti lamentano anche un senso di angoscia e di affaticamento e la difficoltà a concentrarsi perché la paura paralizza le loro giornate”.

Quali sono i rimedi? Ci sono dei trucchi che possiamo mettere in atto per stare meglio?

“Certo, ci sono tanti suggerimenti che possiamo dare e mi piace sottolineare che riguardano l’intero team curante. Infatti, visto che tutto nasce in ospedale, radiologi e medici devono curare la comunicazione con il paziente per metterlo a suo agio e supportarlo in questi momenti. Anche a livello organizzativo si possono migliorare tanti aspetti, come le lunghe attese sia per fare l’esame che per avere l’esito o per prenotare. Per quanto riguarda i pazienti, invece, la prima cosa da fare è informarsi e chiedere al medico di che esame si tratta, come si esegue passo dopo passo, quanto dura… Sapere i dettagli ci rende più tranquilli. Magari, si può chiedere al radiologo anche di farci vedere prima la stanza dove si fa l’esame o il macchinario. Un altro consiglio è quello di non andare mai da soli: è fondamentale farsi accompagnare da una persona cara, uno speciale alleato che possa farci compagnia, tenerci la mano e distarci un po’. Infine, sono molto utili le tecniche di respirazione diaframmatica: una respirazione lenta e ben fatta riduce la frequenza cardiaca e aiuta a concentrarsi sul presente, alleggerendo paure e pensieri negativi. Sullo stesso fronte, funzionano molto bene anche la mindfulness, la meditazione e le tecniche di rilassamento muscolare, con uno psiconcologo che ci insegna a metterle in pratica”.