11 Minuti

Troppo giovane per un carcinoma infiltrante: la storia di Laura


Da una cisti al seno al carcinoma duttale infiltrante. Ecco il racconto di Laura che, a 25 anni, diventa una paziente oncologica. Una diagnosi sbagliata, un secondo parere che non convince e poi la scelta di non arrendersi. Laura ci ritenta e incontra una senologa che effettua opportuni esami di diagnostica per immagini. Il responso è chiaro. Per guarire dal tumore al seno HER2-positivo e realizzare il suo sogno, Laura sfodera una grinta che non sapeva di avere. Con le terapie giuste la guarigione dal carcinoma duttale infiltrante diventa realtà

Quando sei giovane, non puoi essere malata. E un carcinoma infiltrante non sai nemmeno cos’è. È un pensiero che Laura Schina ha formulato moltissime volte. Nata a La Spezia 28 anni fa, si ritrova a raccontare del tumore più diffuso tra le donne e delle terapie mentre le sue amiche si divertono o fanno progetti per il futuro.

“Alla mia età, tutto questo è solo un’ingiustizia: me lo sono ripetuta a lungo, l’ho urlato. Ma ho capito presto che questi ragionamenti non ti portano molto lontano…”. Oggi, il periodo più buio è alle spalle e Laura ha deciso di regalare la sua testimonianza alle pazienti oncologiche come lei.

Dubbi sulla diagnosi di tumore al seno

All’inizio, la giovane età di Laura si è rivelata quasi un boomerang, perché persino i medici non potevano pensare al peggio. Nell’agosto del 2020, infatti, Laura nota una pallina dura al seno destro. “Tornata a casa dopo una serata con gli amici, mi sono cambiata la maglietta e ho sentito questa massa strana. Sono andata nel panico, ho cercato su Internet, ma non sapevo nulla di tumori. Mi sono sottoposta subito a un’ecografia, però lo specialista mi ha detto che si trattava solo di cisti al seno di natura liquida, che bastava controllare a distanza di un anno”.

Anche famigliari e amici la rassicurano, eppure Laura sente che qualcosa che non va. Dubbi e ansia diventano lo sfondo costante delle sue giornate, tanto che chiede di fare un’ecografia anche al ginecologo da cui si reca il mese successivo. “Il medico mi ha spiegato che si trattava di un fibroadenoma benigno. Ma visto che eravamo nel pieno della pandemia, mi ha sconsigliato di andare in ospedale e ha aggiunto che potevo aspettare qualche tempo”.

Solo la senologa scopre il carcinoma mammario

La nuova diagnosi di fibroadenoma mammario non rassicura Laura. Anzi, alla paura si sommano i dubbi scatenati dall’incertezza: è una cisti al seno, sarà un fibroadenoma o qualcos’altro ancora? Laura vuole saperlo. Decide di sentire un altro parere ancora e prende appuntamento con una senologa, medico specializzato in oncologia che si occupa dello studio delle malattie della mammella. In ospedale, la specialista sottopone Laura a diversi esami per il tumore al seno, dall’ecografia alla mammografia, fino all’ago aspirato e alla risonanza magnetica. La diagnosi non lascia spazio a dubbi sulla vera natura delle sue cisti al seno. Si tratta di un carcinoma duttale infiltrante Her2 positivo.

Il sogno di maternità nonostante il cancro

I risultati degli esami proiettano Laura in un mondo sconosciuto, dove sogni e futuro vengono cancellati. “Il mio primo pensiero, infatti, è stato che non sarei più diventata mamma. Volevo un bambino, ero fidanzata da tanto e con il mio compagno progettavamo proprio una famiglia tutta nostra. A quell’età vuoi essere spensierata, desideri costruire qualcosa. Di certo, non contempli un evento così tragico”.

Invece, il tumore infiltrante al seno irrompe nella quotidianità della giovane Laura che, per fortuna, trova in sé una forza inaspettata. “Prima ero una persona abbastanza pessimista e ipocondriaca. I miei cari temevano che crollassi completamente dopo la diagnosi di tumore al seno. Al contrario, ho reagito subito, cercando di essere propositiva. I medici del San Martino di Genova, che hanno curato il carcinoma duttale infiltrante della mammella, mi hanno trasmesso il giusto ottimismo”.

cancro al seno testimonianza

“Il mio primo pensiero è stato che non sarei più diventata mamma. Volevo un bambino, ero fidanzata da tanto e con il mio compagno progettavamo proprio una famiglia tutta nostra. A quell’età vuoi essere spensierata, desideri costruire qualcosa. Di certo, non contempli un evento così tragico.”

Il sostegno psicologico degli affetti familiari

Quando ricorda le prime cure oncologiche, Laura sottolinea l’importanza di avere avuto il supporto della sua famiglia e delle persone a lei care. “Il sostegno psicologico dei familiari per i malati oncologici è prezioso. E per me è stato fondamentale averli al mio fianco: mi ha aiutato a superare meglio ogni difficoltà. Un fotogramma che non dimenticherò mai è l’immagine di mia sorella che mi aiuta a tagliare i capelli perché cadevano per la chemio. Ricordo anche che il giorno della prima infusione ero davvero impaurita e mandavo foto ai miei cari che mi aspettavano in sala d’attesa, per sentirli accanto a me. Per fortuna, gli effetti della chemio sono stati meno forti del previsto e quindi alla seconda infusione inviavo messaggi più positivi. La malattia ti fa scoprire di essere più forte di quello che pensavi”.

Il percorso oncologico è stato lungo e articolato. Dopo l’intervento per rimuovere il carcinoma duttale infiltrante la terapia prevedeva: 4 chemio rosse e 12 bianche, e la radioterapia. Per Laura, la parola magica per sopportare tutto questo è stata: condivisione.

“All’inizio volevo isolarmi, ma poi ho capito che non era la strada giusta. Avevo bisogno di dare spazio alle emozioni, così ho aperto una pagina social, su Instagram e su Facebook: l’ho chiamata Live, Laugh, Love. In questo spazio tutto mio ho raccontato questa strana avventura che mi ha permesso di conoscere tante ragazze e donne nella mia stessa situazione; ci siamo supportate, scambiate consigli e confortate”.

Dalla cura del carcinoma duttale infiltrante alla guarigione

Ogni tappa nel percorso di cura del carcinoma duttale infiltrante ha lasciato il segno sul corpo e sulla mente. Prima la diagnosi del tumore al seno, poi i giorni in ospedale, quindi i capelli che cadono, il corpo che cambia e in cui non ti riconosci più. Ma queste prove hanno fatto emergere anche una nuova grinta.

“Spesso alla mattina mi alzavo e avevo voglia di fare: mi truccavo, mi vestivo con abiti e turbanti colorati, mentre prima indossavo solo vestiti neri. È proprio questo che voglio dire alle ragazze che stanno vivendo la malattia oncologica con un percorso del genere: non potete immaginare quanto sarete forti. Non dimenticate mai che dopo il temporale arriva sempre l’arcobaleno”.

Per Laura, l’arcobaleno si è materializzato il giorno della prima risonanza dopo la fine delle terapie: il tumore al seno non c’era più, lei era ‘pulita’. “Sono uscita dall’ospedale urlando di gioia e ho trovato mia sorella e il mio fidanzato che mi avevano organizzato una festa a sorpresa, perché quel giorno era anche il mio compleanno”. La cura con la guarigione dal carcinoma mammario è stata efficace: uno splendido regalo di compleanno.

Il supporto psicologico per i malati oncologici? Fondamentale

Gli occhi di Laura si velano di commozione al ricordo di quei momenti. Oggi sembrano lontani anche se la nuova quotidianità è più complicata del previsto, con gli effetti collaterali della menopausa indotta per le cure contro il tumore al seno.

“Le vampate e i piccoli grandi disagi si sentono. Confesso che spesso mi pesa anche il confronto con gli altri: mi vedo diversa, ferma, soprattutto quando devo spiegare il perché, appunto, delle vampate o della pancia gonfia. Le persone dovrebbero essere anche più garbate e delicate. Per esempio, non è gentile chiedere se sei incinta né sottolineare il tuo aspetto fisico”.

Proprio in questi frangenti ho realizzato quanto è utile poter contare sul supporto psicologico per malati oncologici.  “Io mi sono rivolta a uno specialista solo alla fine del percorso di cura del carcinoma duttale infiltrante, ma suggerisco di non aspettare la guarigione. Conviene cercare supporto fin dall’inizio, dalla diagnosi del carcinoma mammario o qualsiasi altro tipo di tumore, per il proprio benessere mentale. Consiglio anche di non sottovalutare mai nulla, di fare prevenzione e di prenotare una visita o un consulto in più senza farsi scrupoli: ascoltate sempre il vostro corpo e le vostre sensazioni, io sono qui proprio grazie alla mia testardaggine”.

Già, Laura è qui e può ancora rincorrere il sogno di quella maternità che la fa sorridere al solo pensiero. E noi di Koala Strategy ci auguriamo di vederla presto con il suo piccolino tra le braccia…

Unisciti alla nostra Koalizione e iscriviti alla newsletter: Insieme il cancro fa meno paura.