Mastectomia semplice: rinunciare alla ricostruzione del seno
Immagina di trovarti davanti a una scelta cruciale: ricostruire il seno o no, dopo una mastectomia? Forse non avevi mai pensato che esistesse un’alternativa alla ricostruzione mammaria o che si potesse decidere di rimanere piatte. Eppure, questa è una possibilità reale tanto quanto la combo mastectomia e ricostruzione con protesi, a carico del SSN. Ne parliamo con Donatella Grasso, una delle amministratrici, insieme a Paola Marchesi e Sara Vianino, del gruppo e della pagina FB Mastectomia semplice senza ricostruzione – FLAT – farfalle libere.
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Quasi l’80 per cento delle donne con la diagnosi di carcinoma alla mammella non ha bisogno di pensare alla ricostruzione del seno, perché si cura con un intervento conservativo. Delle circa 13 mila donne che invece sono costrette dalla malattia a una mastectomia, solo la metà sceglie l’intervento di ricostruzione contestuale. Le ragioni possono essere differenti: alcune decidono di sottoporsi all’intervento al seno senza protesi per l’opzione flat, ovvero la mastectomia semplice, e altre inseriscono la protesi successivamente.
In alcuni casi, si ricorre al rimodellamento o al lipofilling al seno dopo la mastectomia, intervento che prevede l’innesto del proprio adipe e che è rivolto principalmente a chi ha un seno piccolo. Oppure ci sono interventi di ricostruzione del seno senza protesi che si possono effettuare successivamente. Come nel caso di ricostruzione del seno autologa in cui si utilizzano lembi dei propri tessuti, prelevati dall’addome o dalla schiena o da altre parti del corpo (interno cosce, ad esempio).
Flat, la mastectomia senza ricostruzione del seno
Oggi ci concentriamo su quelle donne che decidono liberamente di non effettuare la ricostruzione mammaria. Sono poche, ma contano. Perché se da una parte si può ricostruire il seno grazie all’intervento chirurgico, dall’altra si può decidere per il seno piatto ovvero optare per going flat come chiamano negli Stati Uniti questa tendenza, in forte aumento. In genere si tratta di donne adulte, over 50, così come di donne che hanno avuto problemi per via di esperienze negative con le protesi, e che scelgono la strada della mastectomia semplice senza ricostruzione del seno. Va detto, però, che troppo spesso mancano informazioni approfondite per valutare in anticipo questa possibilità.
Nelle Breast Unit, ovvero i centri di senologia multidisciplinari, dove il team di diversi specialisti accompagna la paziente dalla diagnosi alla ricostruzione, è più facile ottenere informazioni complete da oncologo e chirurgo plastico che concordano l’intervento fin dall’inizio. “Purtroppo, non tutti gli ospedali italiani possono offrire questa organizzazione o una particolare attenzione alla comunicazione individuale” sottolinea Donatella Grasso, una delle fondatrici di Mastectomia semplice senza ricostruzione – FLAT – Farfalle libere. Questo gruppo di donne con diagnosi di tumore al seno si è formato proprio per dare voce a chi rinuncia alla ricostruzione mammaria dopo la mastectomia.
Donatella Grasso, una delle fondatrici e protagonista di questa battaglia culturale, ci racconta la sua esperienza e quella di tante altre donne che hanno deciso di affrontare la vita senza mettere le protesi mammarie dopo il tumore. La sua storia inizia con una quadrantectomia e le sedute di radioterapia. Quando la prima mammografia post operatoria rivela una recidiva si procede alla mastectomia e all’inserimento della protesi sul seno sinistro. Donatella fa anche il test genetico e risulta portatrice di mutazione BRCA. Poi la protesi si incapsula: “Mi dava fastidio, e allora mi sono chiesta: perché non rimanere piatta? Perché non rimuovo tutto?”. Donatella di sottopone alla mastectomia preventiva bilaterale, via il seno destro e rimozione della protesi. “Finalmente FLAT, piatta e con delle belle cicatrici estetiche”, dice con orgoglio.
Un percorso di informazione e scelta
La diagnosi di tumore al seno è un cataclisma che stravolge la vita. “Per alcune, la decisione di non fare la ricostruzione del seno dopo la mastectomia è dettata dal desiderio di chiudere il più velocemente possibile con la malattia, e ridurre la possibilità di ripiombare di nuovo nel tunnel, anche perché le percentuali di recidiva si abbassano,” ci dice Donatella Grasso. “Chi opta per mastectomia e ricostruzione contestuale, invece, spesso vuole uscire dalla sala operatoria il più simile a come era prima, ma è alquanto difficile”. Sono due percorsi diversi che esprimono entrambi la voglia di prendere in mano la propria vita, anche se in maniera diversa. Metodi differenti di reagire, perché ogni donna è un universo a sé. A volte, però, i medici danno per scontato che ogni donna, in quanto tale, desideri la protesi al seno dopo un tumore che ne ha modificato l’aspetto.
In un suo articolo, la dottoressa Ana Porroche Escudero, antropologa e ricercatrice, membro del Breast Cancer Consortium e autrice di programmi universitari su questioni critiche del cancro al seno, sottolinea che alcuni medici tendono a considerare la mastectomia e la mancata ricostruzione del seno come un duplice fallimento della medicina, che non ha preservato o restituito la femminilità alle donne. Ma non è così. ”Le donne possono scegliere di rimanere piatte senza per questo rinunciare alla propria femminilità. L’importante è che ogni donna possa ricevere informazioni complete e imparziali su tutte le opzioni disponibili” aggiunge Donatella Grasso, sottolineando il nodo cruciale della questione. ”Perché ogni donna ha il diritto di sapere che la ricostruzione del seno dopo la mastectomia non è l’unica strada percorribile”.
Pro e contro delle opzioni post mastectomia
Optare per la ricostruzione mammaria offre la possibilità di ripristinare l’aspetto originario del corpo, ma comporta anche complessità e criticità. Le stesse protesi mammarie dopo la mastectomia vanno controllate annualmente perché non sono eterne. Può arrivare il momento in cui bisogna sostituirle: la durata delle protesi al seno varia, ma mediamente si attesta attorno ai 15 anni.
Anche chi decide di rifare il seno senza protesi ma con i lembi autologhi va incontro a interventi chirurgici delicati, impegnativi e lunghi sia durante che dopo, con il decorso post operatorio. I medici, infatti, possono proporre la ricostruzione mammaria con protesi definitive o provvisorie, oppure possono utilizzare tessuti muscolari e cutanei della paziente. La ricostruzione del seno con tessuti propri è generalmente indicata nelle pazienti con una mammella voluminosa, e può essere suggerita a chi si è sottoposto a mastectomia e radioterapia. Con la radioterapia, infatti, aumenta il rischio che la protesi al seno dia problemi, facilitando la contrattura dei tessuti che si formano attorno al dispositivo, ovvero l’incapsulamento.
“Al contrario, scegliere di non ricostruire e optare per l’opzione flat, riduce i rischi di complicazioni e assicura una ripresa più rapida dall’intervento chirurgico che così risulta anche più breve. Bisogna ovviamente parlare chiaramente con i medici per capire che cosa si desidera”, dice Donatella Grasso. “Per esempio, è bene decidere se si vogliono o meno mantenere i lembi di pelle. Sono quelli lasciati per prevenire ripensamenti e permettere l’inserimento successivo della protesi. Naturalmente, anche la strada della mastectomia semplice senza ricostruzione comporta delle difficoltà, come vedersi senza seno e con lunghe cicatrici”. Anche per questo è necessario un supporto psicologico.
L’impatto psicologico e sociale della scelta flat
Per molte, la riflessione sulla ricostruzione mammaria dopo la mastectomia è influenzata dall’età o dalle priorità personali. “Chi ha un partner stabile o ha superato i 50 anni tende ad affrontare questa scelta con maggiore serenità, anche perché ha la maturità per comprendere che una relazione vera non si basa soltanto sull’aspetto fisico”, osserva Donatella Grasso (foto sotto).
Tuttavia, l’impatto sul proprio aspetto rimane significativo. Ecco perché è essenziale capire, con l’aiuto dello psicologo, se si è pronte ad accettare la propria trasformazione. “Noi siamo convinte che il supporto di una psicoterapeuta, gruppi di sostegno tematici o altre forme di rielaborazione siano indispensabili a prescindere dal tipo di cancro diagnosticato” aggiunge Donatella. “Poter contare sulla presenza e sull’aiuto di uno psicologo fin dal momento della diagnosi di tumore dovrebbe essere automatico per tutti. Purtroppo, non è così, ma è fondamentale farsi affiancare da un professionista non appena si viene a conoscenza della malattia”.
Percorsi psicologici mirati possono aiutare a elaborare il cambiamento e ad affrontare lo stigma sociale che purtroppo ancora circonda il corpo femminile dopo la mastectomia. Anche i miti culturali giocano un ruolo importante. Quando si dà per scontato che tutte le donne desiderino ripristinare la “normalità”, si contribuisce ad associare la mastectomia a un senso di ripugnanza e si oscura il fatto che si è femminili, complete e belle anche senza seno.
C’è poi la possibilità di effettuare tatuaggi sulla pelle per mimetizzare le cicatrici. Però è un’eventualità che non tutte accarezzano, soprattutto quando la rinuncia alla protesi al seno dopo un tumore sottintende il desiderio di liberarsi da vincoli culturali ed estetici imposti.
Verso una scelta consapevole
Una decisione tanto importante e personale dovrebbe poter scaturire da informazioni chiare e complete. Per poter sciogliere il dubbio tra ricostruzione mammaria dopo mastectomia e la possibilità di intervento al seno senza protesi successiva, bisogna poter valutare con consapevolezza i pro e i contro di ogni opzione. Perché le donne non vanno considerate come vittime di una femminilità rubata, bensì padrone di decidere come vivere la propria identità di persone che hanno affrontato il cancro e la mastectomia.
“È importante anche chiarire che l’opzione flat non è irreversibile: si può sempre scegliere di ricostruire in un secondo momento” sottolinea Donatella Grasso. “Noi del gruppo Mastectomia semplice senza ricostruzione – FLAT – Farfalle libere lavoriamo proprio per sensibilizzare sia le pazienti sia i professionisti sanitari sull’importanza di promuovere una comunicazione trasparente”.
In un percorso di rinascita dopo il tumore, la libertà di scegliere è il primo passo verso una nuova consapevolezza. Tu che cosa sceglieresti?
Mara Locatelli
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