Quali sono le protesi seno migliori dopo un tumore
Uno studio sulla sicurezza delle protesi seno apre a nuove scoperte. Oramai è certo che la geometria microscopica fa la differenza nella sicurezza delle protesi mammarie. Vediamo che cosa è emerso dal lavoro condotto da un’equipe che ha coinvolto chirurghi, ingegneri, biofisici ed immunologi, in una collaborazione tra Istituto Clinico Humanitas, Humanitas University e Università di Pavia
Quando sono comparse sulle scena della chirurgia estetica, le protesi mammarie avevano la superficie liscia. Poi, per ridurre la possibilità di contrattura capsulare e i rischi di spostamento e rotazione della protesi al seno, sono arrivate quelle con lei superfici testurizzate hanno ottenuto un’ampia accettazione. Oggi, si impiegano più frequentemente le protesi seno micro-testurizzate, ovvero con una ruvidità accennata sulla superficie. Ma quali sono le migliori protesi seno o comunque le più sicure?
Siccome le protesi sono corpi estranei che vengono inseriti in un organismo abituato a rispondere prontamente a ogni minaccia esterna è facile capire si può comprendere perché possano verificarsi reazioni infiammatorie.
Quanto conta la texture delle protesi mammarie
Una ricerca innovativa condotta da un team multidisciplinare italiano ha fatto luce su un aspetto finora inesplorato della sicurezza delle protesi mammarie: la geometria microscopica della loro superficie. Questa scoperta è particolarmente rilevante per le donne che affrontano la ricostruzione mammaria dopo un intervento oncologico.
Uno studio italiano, pubblicato sulla prestigiosa rivista Life Science Alliance, rivela come la struttura superficiale delle protesi possa influenzare la risposta del sistema immunitario in modi prima sconosciuti. Il team di ricercatori – il Dott. Valeriano Vinci, ricercatore di Humanitas University e chirurgo presso l’Unità Operativa di Chirurgia Plastica dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas, il Professor Gerardus Johannes Janszen, docente del Politecnico di Milano, la Dott.ssa Cristina Belgiovine dell’Università di Pavia e il Professor Roberto Rusconi, professore associato di fisica applicata presso Humanitas University e responsabile del laboratorio di biofisica e microfluidica di Humanitas – ha esaminato come le diverse texture superficiali interagiscono con le cellule del nostro sistema immunitario.
Sicurezza delle protesi al seno dopo un tumore
La buona notizia è che le protesi seno attualmente in uso, sia quelle lisce che quelle micro-testurizzate (con superficie leggermente ruvida), si sono dimostrate sicure, con bassi livelli di risposta infiammatoria. Questa conferma scientifica offre ulteriore tranquillità alle donne che stanno considerando o hanno già effettuato una ricostruzione mammaria dopo una mastectomia.
“Il nostro obiettivo era comprendere meglio i meccanismi di sicurezza delle protesi attuali,” spiega il Dott. Valeriano Vinci di Humanitas University. “I risultati sono rassicuranti e ci permettono di guardare al futuro con maggiore consapevolezza.”
Quali sono le migliori protesi mammarie
I ricercatori hanno analizzato campioni provenienti da 43 pazienti che necessitavano di sostituire le loro protesi mammarie – una procedura di routine dopo alcuni anni dall’inserimento iniziale. Più del 60% delle partecipanti aveva una storia di tumore al seno ed era ricorsa alla chirurgia ricostruttiva dopo i trattamenti oncologici.
L’analisi ha rivelato che non sono tanto i materiali o le infezioni batteriche a influenzare la risposta infiammatoria, quanto la geometria microscopica della superficie della protesi al seno. In particolare, le superfici con avvallamenti pronunciati (come nelle protesi macro-testurizzate, non più in commercio) possono “intrappolare” le cellule immunitarie, provocando una risposta infiammatoria più marcata.
“L’infiammazione è maggiore nelle protesi macro-testurizzate, ovvero quelle dalle superfici con avvallamenti pronunciati e spigolosi”, spiega il professor Roberto Rusconi. “Mentre si confermano sicure, perché con bassi tassi di infiammazione, le protesi lisce e micro-testurizzate. Ovvero, sono quelle con un lieve accenno ruvido che è importante per mantenere le protesi stabili e ridurre il rischio di altre complicanze”.
Verso una piattaforma dove testare tutti i dispositivi medici
Lo studio, sostenuto da un finanziamento PRIN del Ministero della Ricerca, non si limita alle sole protesi mammarie, bensì serve a mettere a punto un sistema per testare la sicurezza generale delle protesi. “Indipendentemente da forma e funzione, infatti, tutti i dispositivi medici hanno una superficie esterna a contatto con i tessuti dell’organismo. Come la nostra ricerca dimostra, il modo in cui è fatta questa superficie ha un ruolo importante”, dice il professor Vinci. ”Grazie a questo lavoro abbiamo sviluppato una piattaforma tecnologica che ci permetterà di testare la sicurezza di vari dispositivi medici impiantabili, aprendo nuove strade per migliorare la sicurezza di tutti i pazienti”.
Per le donne che devono effettuare una mastectomia o hanno già affrontato una ricostruzione mammaria con le protesi, questi risultati offrono ulteriore serenità sulla sicurezza delle protesi seno attualmente in uso. Inoltre, confermano l’importanza della ricerca continua per migliorare sempre più le opzioni di ricostruzione disponibili.
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