17 Minuti25 Febbraio 2025

Convalescenza dopo quadrantectomia e mastectomia: quello che non sai


La fisioterapia è fondamentale nel percorso di guarigione dopo un intervento al seno. Va fatta dopo un intervento conservativo come la quadrantectomia o la mastectomia con la ricostruzione del seno e l’inserimento di protesi mammarie. Ma quando iniziare? Cosa aspettarsi? E soprattutto, come gestire il recupero una volta tornate a casa? Anche la più facile convalescenza dopo la quadrantectomia richiede tempi e attenzioni adeguate. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Sara Mantovani, fisioterapista specializzata in senologia e nel trattamento di linfedema e lipedema.

Davanti alla prospettiva di un intervento per un tumore al seno, insieme alla paura per il futuro si fanno largo tante domande sulla riabilitazione. Come mi devo comportare dopo l’operazione? Come recupero la mobilità dopo la quadrantectomia? Devo essere molto più cauta se ho subito una mastectomia e ho la protesi mammaria? Cosa devo fare per le cicatrici, il dolore e il gonfiore?

Ne abbiamo parlato insieme alla dottoressa Sara Mantovani, fisioterapista esperta in riabilitazione oncologica e con un master in Senologia. “L’importante è tenere presente che dopo ogni intervento al seno si può tornare alla vita di prima”, sottolinea. “Mai  credere a chi ti dice che non potrai più fare sport o sollevare pesi, perché va contro ogni evidenzia scientifica”. Adesso vediamo, quindi, che cosa fare per assicurarsi un serneo decorso post operatorio della quadrantectomia e una perfetta ripresa anche dopo una mastectomia.

L'importanza della fisioterapia: non solo mobilità

La convalescenza dopo la quadrantectomia è delicata, ma lo è ancora di più il decorso post operatorio dopo una mastectomia. Bisogna essere caute nei movimenti ed è necessario fare gli esercizi opportuni per recuperare la mobilità. Il percorso di guarigione non è mai lo stesso per tutte le pazienti, perché in gioco ci sono molte variabili. “C’è una differenza di decorso post operatorio tra quadrantectomia e mastectomia, poiché la prima è più conservativa rispetto alla seconda e quindi ha tempi di recupero del movimento e della forza più veloci. Però, molto cambia nel caso di una linfoadenectomia più ampia o completa”, spiega Sara Mantovani. “Si comprende la diversità tra l’asportazione del solo linfonodo sentinella e lo svuotamento ascellare per la rimozione di tutti i linfonodi proprio nel decorso post operatorio. Perché i tempi di trattamento e di recupero molto diversi.”

Quando l’intervento chirurgico al seno è conservativo, come nel caso di una quadrantectomia con l’asportazione del solo linfonodo sentinella, il recupero tende a essere più rapido. Tuttavia, come sottolinea la specialista, non bisogna credere che la convalescenza dopo la quadrantectomia si riduca a una semplice riabilitazione con esercizi di fisioterapia per la spalla e per il recupero della mobilità: “Anche in una quadrantectomia possono presentarsi complicanze come problematiche alla cicatrice, con aderenze e tensioni, o un edema della mammella, tipica complicanza della radioterapia.”

La fisioterapia dopo lo svuotamento ascellare

Il discorso si fa più complesso quando si procede a una linfoadenectomia ascellare completa. “In questi casi le complicanze possono essere maggiori e aumenta la necessità di un intervento fisioterapico mirato” chiarisce la dottoressa Mantovani. “Potresti dover trattare più di una cicatrice, poiché non sempre i chirurghi utilizzano la stessa incisione della quadrantectomia per l’asportazione dei linfonodi”. Inoltre, durante l’intervento ci può essere la lesione di un piccolo nervo sensitivo. Pur non creando problemi motori, può alterare la percezione dell’arto che magari si avverte gonfio o non a posto così da influenzare il movimento dell’articolazione della spalla.

Inoltre, sia nelle mastectomie che nelle quadrantectomie con asportazione dei linfonodi è bene fare attenzione a un’altra complicanza: “Si chiama Axillary Web Syndrome” spiega la fisioterapista, “ed è una sindrome ascellare caratterizzata dalla formazione di cordoni fibrosi nel tessuto sottocutaneo. Questi cordoni non solo limitano il movimento, ma possono causare una sensazione di forte tensione, talvolta dolorosa, quando si allunga il braccio.”

Il percorso riabilitativo: quando iniziare?

“Io ho addirittura delle pazienti che vengono prima dell’intervento chirurgico per essere preparate e sapere cosa devono fare dopo”, racconta la specialista. “Non è mai troppo presto per iniziare a pensare alla riabilitazione e alla convalescenza dopo la quadrantectomia o dopo la protesi al seno. Soprattutto se si avvertono fastidi che si ritengono anomali bisogna fare un controllo. Mai autolimitarsi: confrontarsi con un esperto può aiutare a capire meglio cosa sta accadendo al proprio corpo. Serve anche a gestire anche l’aspetto psicologico del recupero”.

Qualsiasi intervento nell’area toracica può generare, infatti, limitazioni nel movimento, spesso legate più alla paura e all’insicurezza che a reali impedimenti fisici. Questo è particolarmente frequente in alcune fasce d’età, dove le tensioni posturali si sommano al naturale timore di muoversi dopo l’operazione.

“Per tutti questi motivi”, sottolinea la dottoressa Mantovani, “consiglio sempre una valutazione fisioterapica con un professionista specializzato in senologia, indipendentemente dal tipo di intervento chirurgico al seno.” Solo così potrai ricevere indicazioni personalizzate per il tuo caso specifico. Sono indispensabili per affrontare con maggiore serenità il percorso di recupero e la convalescenza dopo la quadrantectomia o con una protesi mammaria nel seno.

Le fasi del recupero: un cammino personalizzato

“Negli ospedali vengono date le indicazioni, a volte anche attraverso libretti illustrati, per fare piccoli esercizi di mobilità“, spiega la specialista. “Alcuni esercizi prevedono inizialmente un movimento fino a 90 gradi di flessione della spalla, per poi aumentare gradualmente.” La scelta di eseguire l’esercizio in autonomia o di affidarsi alla supervisione di un esperto dipende dal tuo recupero personale e da quanto ti senti sicura.

I tempi e le modalità del recupero variano in base al tipo di intervento, e al fatto che sia stata necessaria o meno anche la linfoadenectomia ascellare. Per esempio, se hai subito una mastectomia con ricostruzione immediata, con espansore o protesi al seno definitiva, il tempo necessario per recuperare la mobilità della spalla con esercizi di fisioterapia sarà diverso rispetto a quello richiesto per la riabilitazione dopo un intervento di chirurgia conservativa come una quadrantectomia.

L'esercizio fisico post intervento al seno

“La ripresa dell’attività fisica dopo un intervento al seno richiede gradualità e attenzione”, spiega Sara Mantovani. “Nei primi 20 giorni dopo una quadrantectomia devi evitare attività troppo impegnative per la parte muscolare. Non bisogna stirare, pulire i vetri o fare lavori domestici pesanti: i tessuti hanno bisogno di tempo per cicatrizzare correttamente.”

Cosa fare se hai la protesi al seno

Il percorso è diverso se hai subito la ricostruzione seno dopo la mastectomia. Nel caso di inserimento di protesi o di espansore, la specialista raccomanda particolare cautela: “Per due-tre settimane il movimento sarà limitato, per poi recuperare gradualmente tutta l’ampiezza. Il rinforzo della muscolatura pettorale inizia solo dopo qualche settimana dall’intervento. Prima lavoriamo su altri gruppi muscolari e solo dopo alcune settimane dall’operazione possiamo iniziare un lavoro più completo.”

Questo non significa restare, nel frattempo, completamente ferme. “Nei primi mesi post intervento puoi dedicarti al resto del corpo come sempre, prestando attenzione alla zona operata”, rassicura Mantovani. “Puoi tranquillamente andare in palestra per allenare solo le gambe”.

Cosa non fare se hai la protesi al seno

Se invece ami il nuoto, dovrai avere più pazienza, soprattutto se hai una protesi o un espansore. Il nuoto, infatti, fa lavorare intensamente il muscolo pettorale, quindi è meglio aspettare almeno tre-quattro mesi prima di tornare in piscina.

Per quanto riguarda le attività quotidiane, come prendere in braccio i bambini, la specialista consiglia di attendere almeno 40 giorni dopo l’intervento, soprattutto in presenza di protesi nel seno ricostruito dopo una mastectomia. “Lo stesso vale per gli sport di contatto” precisa Mantovani. “Se pratichi questo tipo di attività e hai una protesi mammaria, è importante discuterne preventivamente con il chirurgo, per valutare eventuali rischi.”

La guida dell’auto merita un discorso a parte: “Nelle prime settimane può essere complicato, soprattutto per chi ha una protesi o un espansore, a causa della limitazione dei movimenti del braccio e del dolore” spiega Sara Mantovani. “Tuttavia, la maggior parte delle pazienti riprende a guidare dopo 15-20 giorni, sempre seguendo le indicazioni specifiche del proprio chirurgo.”

Proteggere le ossa dalle terapie ormonali

La nostra fisioterapista sottolinea come l’esercizio fisico sia fondamentale non solo per la riabilitazione e per il recupero della spalla, ma per la prevenzione generale. “Non basta camminare mezz’ora al giorno” avverte l’esperta. “Secondo le indicazioni dell’OMS, dovremmo tutti dedicare 300 minuti alla settimana all’attività aerobica, più due sessioni settimanali di almeno 45 minuti per il rinforzo muscolare di tutto il corpo. Questo lavoro sulla muscolatura è fondamentale perché il muscolo è un vero e proprio organo endocrino che produce sostanze antinfiammatorie. Ovviamente sono indicazioni ideali, che sono un riferimento importante, e a cui si può arrivare con gradualità”.

C’è poi un aspetto che spesso viene sottovalutato nel percorso di convalescenza dopo un intervento di tumore al seno: la prevenzione dell’osteoporosi. “Le pazienti oncologiche spesso vanno incontro a una menopausa indotta dalle terapie”, spiega Mantovani. “Questo accelera la perdita di massa muscolare, che è direttamente correlata all’osteoporosi e può aumentare il rischio di cadute e fratture. Ecco perché preservare massa muscolare e densità ossea è un investimento fondamentale per la salute della donna.”

Massaggio delle protesi seno: perché serve

La cura della protesi mammaria è un aspetto importante del percorso post operazione al seno, con tempistiche e modalità che variano in base al tipo di impianto. “Con una protesi sotto il muscolo pettorale possiamo iniziare il massaggio specifico dal quarantesimo giorno successivo all’intervento chirurgico”, spiega Sara Mantovani. “Questo trattamento è indispensabile sia per mantenere la mobilità del tessuto muscolare, sia per ridurre il rischio dell’incapsulamento della protesi nel seno.”

Il discorso cambia quando si hanno le nuove protesi seno prepettorali, cioè posizionate sotto la cute: “In questo caso dobbiamo attendere almeno un paio di mesi prima di iniziare il trattamento”, precisa la specialista. “La protesi prepettorale, pur con tutti i suoi vantaggi, è delicata perché collocata in posizione più superficiale rispetto a quella inserita nella tasca sotto il muscolo pettorale. Anche la tecnica del massaggio cambia: mentre la protesi sottopettorale tende naturalmente a salire per l’azione del muscolo pettorale, quella prepettorale tende a scendere per effetto del peso. Ciò comporta movimenti e direzioni di mobilizzazione differenti.”

Ogni quanto massaggiare le protesi seno

“Il massaggio della protesi nel seno andrebbe eseguito quotidianamente, soprattutto nei primi tempi” suggerisce la fisioterapista. “Tuttavia, alcune pazienti inizialmente non se la sentono di toccare o guardare la zona operata. È un percorso molto personale che va rispettato. Quando sono pronte, possono venire a fare il trattamento da una a tre volte alla settimana, oppure possono imparare l’automassaggio da eseguire ogni giorno.”

Ogni trattamento è a carico del SSN

Per quanto riguarda la copertura del Servizio Sanitario Nazionale, la situazione non è uniforme. “In teoria, quando c’è una presa in carico di una paziente con complicanze da tumore della mammella, il percorso riabilitativo dovrebbe essere completamente coperto”, spiega la fisioterapista. “Il problema è che non tutti i fisioterapisti del SSN sono formati in senologia. Capita che i colleghi ospedalieri trattino la paziente per il recupero della spalla, ma poi la indirizzino al privato per il massaggio della protesi o il trattamento delle cicatrici del seno rifatto dopo la mastectomia.”

Come trattare le cicatrici al seno dopo la quadrantectomia

Spesso si sottovalutato il recupero necessario per le cicatrici lasciate da un intervento per il tumore al seno. “Come nel resto del corpo, anche le cicatrici da intervento al seno – dopo la quadrantectomia, dopo uno svuotamento ascellare o dopo l’inserimento della protesi nel seno – possono sviluppare complicanze durante la loro maturazione”, chiarisce la dottoressa Mantovani. “Alcune pazienti tendono a formare cicatrici ipertrofiche o ipotrofiche, altre sviluppano aderenze o tensioni che possono limitare i movimenti.” In questo caso è efficace il trattamento delle cicatrici che prevede tecniche manuali specifiche di massaggio e stretching, da modulare in base alla fase di maturazione della cicatrice. “Forniamo anche indicazioni su creme e cerotti da utilizzare per favorire una cicatrizzazione ottimale”, aggiunge la specialista, “ma solo dopo la rimozione dei punti e la completa chiusura della ferita.”

La convalescenza e il percorso di riabilitazione dopo un intervento chirurgico per un tumore al seno sono complessi e personali. Ogni donna deve poter procedere con i propri tempi e le proprie modalità. L’importante, però, è non affrontarlo da sole: affidarsi a professionisti specializzati può fare la differenza non solo nel recupero fisico, ma anche nella serenità con cui si attraversa questo delicato momento di transizione. Prenderti cura del tuo corpo significa investire nel tuo benessere futuro: non avere fretta, ascoltati e lasciati accompagnare nel cammino di guarigione.