Tumori della pelle: terapie per un tumore in aumento
I tumori della pelle sono sempre più diffusi, con un aumento costante tra i giovani. Oltre al melanoma, anche carcinoma basocellulare e spinocellulare mostrano incidenze preoccupanti, aggravate da comportamenti a rischio sempre più diffusi. La medicina oncologica offre oggi un ampio ventaglio di opzioni terapeutiche: dalla chirurgia tradizionale alle terapia fotodinamica, dai farmaci target alla sofisticata chirurgia micrografica di Mohs che garantisce risultati oncologici ottimali preservando al massimo i tessuti sani. Una panoramica sulle strategie più efficaci per contrastare i tumori cutanei
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Gli ultimi dati sulla diffusione dei tumori della pelle non sono confortanti. Le diagnosi di melanoma crescono del 5% all’anno, confermando una tendenza preoccupante. L’incidenza è maggiore negli uomini e l’età media della diagnosi si sta abbassando andando a colpire anche i più giovani.
Da un sondaggio dell’Orlando Health Cancer Institute, emerge che 1 persona under 35 su 7 crede che i prodotti con i filtri solari siano dannosi, mentre l’American Academy of Dermatology Association segnala che la metà dei giovani intervistati dichiara di essersi scottata lo scorso anno, il 64% dimentica spesso di applicare il solare e il 57% crede a falsità come che basti l’abbronzatura di base per proteggere la pelle dalle scottature. Sono tutte realtà che fanno rabbrividire, quasi quanto la nuova tendenza dell’abbronzatura selvaggia che sta spopolando su TikTok con giovani che condividono foto e video delle loro scottature solari.
La buona notizia è che nell’80% dei casi, se diagnosticato in tempo, il melanoma si può curare. Nella realtà, però, bisogna fare i conti con i rischi frequenti di una diagnosi tardiva che può rendere il tumore più aggressivo con il rischio di metastasi, che necessita di interventi chirurgici più invasivi e comporta una prognosi più complessa. Al contrario, il ritardo della presa in carico dei pazienti rappresenta un rischio concreto all’efficacia delle cure.
I tumori cutanei più diffusi: basalioma e carcinoma spinocellulare
Ma il melanoma non è il solo nemico, ci sono altre neoplasie dalle quli bisogna guardarsi. Crescono, infatti, anche i casi di altri due tumori cutanei non melanocitari: il carcinoma basocellulare o basalioma – che rappresenta il 15% di tutte le neoplasie e in Italia colpisce 100 persone ogni 100mila- seguito dal carcinoma spinocellulare con un’incidenza di 22 casi ogni 100mila persone.
I tumori della pelle non melanocitari sono correlati all’esposizione non protetta ai raggi UV, crescono lentamente e, se diagnosticati subito, si possono curare efficacemente con l’escissione chirurgica.
La cicatrice è il prezzo poco piacevole da pagare, soprattutto quando si tratta di piccoli tumori della pelle che si formano nelle zone più frequentemente esposte al sole, come il basalioma sul viso.
La chirurgia nella cura dei tumori alla pelle
Le forme più frequenti di neoplasie della pelle sono i non-melanoma skin cancers (NMSC), ovvero le neoplasie epiteliali maligne della cute che comprendono il carcinoma a cellule basali e il carcinoma a cellule spinose, genericamente anche detti epiteliomi. “Quando parliamo di tumori cutanei non melanocitari, la chirurgia è sicuramente il gold standard. Nella cura dei due tumori della pelle principali – che sono il carcinoma basocellulare e il carcinoma spinocellulare o squamo cellulare – l‘escissione chirurgica è curativa nell’80-90% dei casi” dice la dottoressa Emanuela Passoni, specialista in Dermatologia all’Ospedale Policlinico di Milano. “Aggiungo che il carcinoma basocellulare è un tumore maligno locale, che metastatizza solo nell’1% dei casi. Quindi è importante curarlo il prima possibile, perché altrimenti aggredisce e distrugge i tessuti circostanti”.

Dottoressa Emanuela Passoni, specialista in Dematologia al Policlinico di Milano
Contro il basalioma, terapia target e immunoterapia
Ovviamente non tutti i casi né i pazienti sono uguali, c’è chi ha tanti carcinomi in sedi a rischio e ci sono anche persone con la sindrome di Gorlin, una malattia rara causata da mutazioni nel gene PTCH1 che aumenta il rischio di sviluppare diversi tipi di tumori, soprattutto carcinomi basocellulari multipli.
E poi ci sono pazienti che rifiutano la chirurgia, come le persone anziane.
“Ecco perché diamo delle alternative: terapia fotodinamica, terapia chemioterapica topica, e anche radioterapia sono le diverse possibilità di approccio terapeutico” spiega la dottoressa Passoni. “Negli ultimi tempi, grazie ai progressi della ricerca, proponiamo anche una terapia target con il Sonidegib, un’opzione terapeutica valida in quei pazienti con molti carcinomi basocellulari che rendono poco praticabile la chirurgia o la radioterapia. Anche se i basaliomi multipli si sviluppano in pazienti non più giovanissimi, va detto che questo farmaco richiede particolare attenzione in caso di somministrazione in donne fertili, perché devono avere una copertura anticoncezionale per evitare malformazioni in caso di gravidanza”.
Radioterapia, chemioterapia topica e fotodinamica
La terapia fotodinamica, efficace per il carcinoma basocellulare e per il carcinoma a cellule squamose, consiste nell’applicazione di una sostanza fotosensibilizzante sulla lesione, seguita dall’esposizione alla luce che attiva la sostanza e distrugge le cellule tumorali. “Molto frequente è anche la terapia chemioterapica topica con 5-fluorouracile o l’imiquimod, da applicare sulle lesioni” aggiunge la dottoressa Passoni. “Il 5-FU interferisce con la crescita delle cellule tumorali, mentre l’imiquimod stimola il sistema immunitario a combattere il tumore”. Quando il carcinoma è localizzato in zone difficili da trattare chirurgicamente, come le orecchie o le palpebre, è possibile effettuare la radioterapia con successo, così come si associa la radioterapia all’intervento chirurgico nei casi di carcinoma basocellulare avanzato.
Rimuovere i tumori della pelle del viso con la tecnica di Mohs
Davanti allo smarrimento per la diagnosi di un tumore, la prospettiva di una cicatrice, di solito, è il minore dei mali. Ma quando si parla di tumori al viso, un pensiero su dimensioni e aspetto della cicatrice lo si fa eccome. Perché se la diagnosi è tempestiva, l’intervento chirurgico può essere risolutivo.
La grande protagonista dell’escissione di questi tumori della pelle è una tecnica di precisione sofisticata: la chirurgia micrografica di Mohs.
“Si tratta di una tecnica sviluppata negli anni ’30 e si utilizza nella maggior parte dei casi per il trattamento dei carcinomi basocellulari, dei carcinomi spinocellulari talora dei carcinomi annessiali e anche di una tipologia di un sottotipo di melanoma che è la lentigo maligna, che spesso si localizza al volto con una definizione dei margini poco evidente”, spiega la dottoressa Emanuela Passoni, esperta nella chirurgia di Mohs.
In Italia, solo nei centri dove è presente un medico chirurgo e un anatomopatologo specializzati nella Mohs, è possibile sottoporsi a questa tecnica. I vantaggi sono sicuramente tanti, soprattutto quando si deve effettuare l’asportazione di un basalioma al viso. “Ci sono zone critiche, le aree centrali del volto, le orecchie, le dita e anche il dorso delle mani e dei piedi, i genitali, dove è importante utilizzare la Mohs” sottolinea la dottoressa Passoni. “Perché è una tecnica che permette di avere altissime probabilità di rimuovere il tumore (98%), ma soprattutto permette un ulteriore grande vantaggio nell’evitare di sacrificare tessuto sano.
Tempi e risultati dopo l’asportazione del tumore
Con la Mohs, la massa tumorale viene rimossa e scissa, quindi inviata subito all’anatomopatologo che può confermare al chirurgo se l’intervento è concluso o meno. “Prima di cominciare l’intervento si effettua la mappatura della lesione tumorale. Dopo l’asportazione, i margini e il fondo vengono marcati con coloranti speciali e inviati subito all’anatomo-patologo”, spiega la dottoressa esperta nella tecnica chirurgica di Mohs. “L’analisi dei margini, segnati con coloranti diversi in base alle zone, permette di sapere se il tumore della pelle è stato completamente asportato o se bisogna effettuare un allargamento nell’area con il tessuto tumorale”. Proprio per questo con la chirurgia di Mohs è possibile identificare e salvare il tessuto sano, rimuovendo completamente le cellule tumorali.
Ovviamente, la durata dell’intervento con la tecnica di Mohs varia. “Tutto dipende dalla grandezza della lesione tumorale. Possono bastare 30-40 minuti, ma se la zona con il tumore alla pelle è ampia, all’anatomopatologo possono servire anche un paio di ore per l’analisi intraopetoria. Bisogna poi considerare che, una volta avuta una risposta negativa, si può fare un secondo o un terzo invio di tessuti, dipende dall’entità del carcinoma” avverte la dottoressa Passoni.
Nella maggior parte dei casi si effettua l’anestesia locale, ma quando ci sono pazienti molto spaventati dalla durata dell’intervento, ci si avvale di una sedazione superficiale. Il paziente è vigile, ma viene attenuato lo stato d’ansia e la reattività.
La Mohs si può utilizzare anche in alcuni tipi di melanoma. “In caso di lentigo maligna, melanoma di solito localizzato nella zona testa e collo, faccio una Slow Mohs, ossia una chiusura in differita” avverte la dermatologa. “L’esito dell’esame istologico in questo caso può richiedere un processo di elaborazione più lungo. Possono servire due o tre giorni di attesa prima della risposta dall’anatomo-patologo, ed io non voglio mai chiudere senza avere avuto la certezza dell’asportazione del tumore al 100% ”.
Mara Locatelli
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