protesi seno

Tumore al seno metastatico: nuova terapia grazie agli anticorpi coniugati

Si chiamano anticorpi coniugati e sono la novità destinata a migliorare le cure del tumore al seno. Lo studio condotto mostra che le donne con tumore seno metastatico HR+ (HER2-low e HER2-ultralow) trattate con trastuzumab deruxtecan, invece che con la chemio tradizionale dopo la terapia endocrina, vivono più a lungo, senza progressione o peggioramento della malattia.

Quando si parla di tumore al seno metastatico si indica lo stadio IV della malattia, detta anche in fase avanzata perché il cancro, sviluppato in origine nella mammella, è arrivato in altre parti del corpo. Oggi la prognosi del tumore della mammella metastatico è migliorata nel corso degli anni, grazie ai progressi nella ricerca, ai nuovi farmaci e trattamenti.

Se hai un tumore al seno metastatico, sarai felice di sapere che ci sono ottime novità sul fronte delle cure. Anche in Italia, infatti, è diventato disponibile un nuovo farmaco già somministrato all’estero e che si è dimostrato molto efficace in diversi studi dove hanno partecipato i nostri ricercatori. Si tratta di una svolta importante perché la nuova terapia sembra avere più di un asso nella manica, come vediamo nell’articolo.

Nuovo farmaco: efficace e preciso, mira diritto al bersaglio

La notizia di grande rilevanza arriva dal mondo della ricerca oncologica per le pazienti con tumore al seno metastatico. Un nuovo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista medica New England Journal of Medicine dimostra che la scelta dei farmaci innovativi, gli anticorpi coniugati, si sta rivelando più efficace della chemioterapia standard in alcuni tipi di tumori.
La ricerca, coordinata dal Professor Giuseppe Curigliano, Direttore della Divisione Nuovi Farmaci per Terapie Innovative dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano è destinata a cambiare la pratica clinica nel trattamento delle metastasi dei tumori del seno più diffusi.

Cosa sono gli anticorpi coniugati e come funzionano

Gli anticorpi coniugati rappresentano una nuova frontiera nella terapia oncologica. Sono farmaci “intelligenti” composti da un anticorpo capace di riconoscere specifici recettori presenti sulla superficie delle cellule tumorali, a cui sono legate molecole di chemioterapico. Questo “connubio” permette all’anticorpo di agire come un “cavallo di Troia”: una volta legato al recettore, penetra nella cellula malata e rilascia al suo interno la carica distruttiva del chemioterapico, agendo in modo mirato e preciso. Questo approccio riduce gli effetti collaterali rispetto alla chemioterapia tradizionale, in quanto il farmaco agisce principalmente nella sede del tumore.
Il farmaco al centro di questa svolta si chiama trastuzumab deruxtecan: l’anticorpo coniugato è capace di legarsi ai recettori HER2, anche quando questi sono debolmente espressi dalla cellula tumorale.

anticorpi monoclonali

Il professor Giuseppe Curigliano è professore Ordinario di Oncologia Medica dell’Università di Milano. Ed è il Direttore della divisione di Sviluppo nuovi farmaci per terapie innovative e condirettore del Programma nuovi farmaci presso lo IEO. il professore è anche responsabile del Reparto di degenza medica per i tumori solidi.

Risultati straordinari dallo studio DESTINY-Breast06

I risultati più recenti provengono dallo studio internazionale DESTINY-Breast06 i cui dati sono stati presentati anche al congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO). Lo studio ha valutato l’utilizzo di trastuzumab deruxtecan in un momento diverso rispetto al passato.

Fino ad ora, il farmaco veniva impiegato nel tumore al seno metastatico principalmente come seconda linea di trattamento, dopo la chemioterapia tradizionale. Nello studio DESTINY-Breast06, invece, i ricercatori hanno voluto testarne l’efficacia subito dopo la terapia endocrina (ormonale), evitando il passaggio dalla chemioterapia standard.

I risultati sono stati definiti straordinari. Le pazienti con tumore della mammella metastatico positive per i recettori ormonali (HR+) e a basso livello di espressione di HER2 (HER2-low e HER2-ultralow), trattate con trastuzumab deruxtecan dopo la terapia endocrina, hanno vissuto più a lungo e senza progressione o peggioramento della malattia rispetto alle donne trattate con chemioterapia standard.

“Questo studio rappresenta una svolta importante nella definizione di terapie efficaci per i tumori della mammella positivi per i recettori per estrogeni (ER+) metastatici e basso livello di espressione di HER2 (HER2 low)” ha spiegato il professor Giuseppe Curigliano, direttore della Divisione Nuovi farmaci per terapie innovative dell’Istituto Europeo di Oncologia. “I risultati cambiano il modo di trattare il tumore del seno metastatico HR+, perché utilizzando trastuzumab deruxtecan più precocemente non solo otteniamo un trattamento più efficace, ma possiamo estendere i benefici a una più ampia popolazione di pazienti”.

Verso la cronicizzazione della malattia

La nuova possibilità terapeutica offre una speranza concreta. “Per le pazienti è una svolta perché la parola stessa ‘metastasi’ farà meno paura e aderiranno alle cure con più fiducia” ha detto lo specialista. Che ha poi sottolineato come, con la giusta sequenza di terapie, la cronicizzazione della malattia metastatica sia oggi un obiettivo raggiungibile.

Trastuzumab deruxtecan è già una realtà negli ospedali italiani, avendo ottenuto l’approvazione per la rimborsabilità dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Le pazienti con tumore al seno metastatico possono discutere con il proprio oncologo per valutare se questa nuova terapia sia adatta al loro caso specifico.

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