Gli occhi sono lucidi e le dita tormentano le mani. Per Mary non è facile lasciarsi andare e aprire il cuore agli altri, perché mostrare le proprie ferite e il dolore significa essere ancora più esposti, fragili. Sono poche le donne che accettano di raccontare cosa vuol dire affrontare una diagnosi di cancro al seno con metastasi. Ma Mary (come anche Angela) vuole dare un messaggio di speranza, perché è il sentimento più importante del quale si nutre ogni giorno, da quando convive con un tumore al seno metastatico. In Italia, circa 37.000 donne fanno i conti con questa diagnosi e oggi, giornata nazionale dedicata a questa patologia, vogliamo raccontarti la sua storia.

Il tumore non è guaribile

Mary raccoglie le forze e pian piano ogni parola risuona più chiara, come se condividere la sua esperienza potesse alleggerire un po’ il peso che porta dal 2017. “Facevo ogni anno ecografia e mammografia e quella volta il tecnico mi disse che c’erano diversi cisti, ma erano benigne. Purtroppo ho capito che qualcosa non andava visto che le cisti in realtà erano aumentate di grandezza rispetto all’anno precedente”. Visite e approfondimenti si susseguono veloci fino alla diagnosi, che arriva come un calcio in pieno viso: si tratta di un carcinoma mammario, al quarto stadio e metastatico. In pratica, il tumore al seno si è già diffuso con metastasi alla colonna vertebrale e non è guaribile.

“Ho 50 anni e tra un po’ festeggerò i cinque anni di convivenza con la malattia. La tengo a bada e ho imparato che le parole fanno la differenza. Per ora, il tumore metastatico non è guaribile, ma è curabile, ma sottolineo ‘per ora”

La diagnosi del cancro scatena la rabbia

“La prima reazione quando mi hanno detto che avevo un tumore al seno metastatico è stata inaspettata. Ero davanti all’ascensore dell’ospedale e ho iniziato a tirare i pugni. Poi, una volta dentro, ho avuto un attacco di claustrofobia. Alla fine, sono scoppiata a piangere a dirotto. Per parecchio tempo, sono stata sempre arrabbiata, soprattutto con la vita: prima della diagnosi giravo il mondo per lavoro, soddisfatta della mia carriera da manager. Poi con il tumore al seno è crollato tutto”.

I primi tempi, la quotidianità sembra proprio un corso di sopravvivenza tra le macerie. Per ridurre la massa maligna al seno, Mary si sottopone a una lunga cura con i farmaci biologici, poi tocca all’intervento. “L’operazione è stata abbastanza invasiva, con 22 linfonodi maligni su 25. Il tumore aveva già coinvolto la colonna vertebrale. Infine, ho fatto parecchie sedute di radioterapia: sono state molto pesanti perché la pelle era diventata così sensibile da sanguinare”.

Una cura sperimentale e una nuova speranza

Da quel periodo buio sono trascorsi diversi mesi e ora Mary ha trovato un nuovo equilibrio. “Sto facendo una cura sperimentale: si tratta di compresse che prendo ogni giorno per 21 giorni; poi faccio una pausa di una settimana durante la quale mi sottopongo a esami e visita con l’oncologa e poi ricomincio. Gli effetti collaterali non mancano, come i problemi a nervi e tendini, ma la chemioterapia sarebbe peggio. E, soprattutto, questa terapia funziona. Di solito va bene solo per il 5, massimo 10% delle pazienti, ma dopo un anno non è più efficace. Invece tra un po’ festeggerò i cinque anni di convivenza con la malattia. Sì, ci convivo, la tengo a bada e sono qui: ho imparato che le parole fanno la differenza. Per ora, e sottolineo per ora, il tumore metastatico non è guaribile, ma è curabile. Certo, mi sembra di avere un timer, non so per quanto andrò avanti ma nutro grandissima fiducia verso la medicina e la ricerca scientifica, che stanno facendo passi da gigante. Spero che tra qualche tempo troveranno la cura per guarirmi definitivamente”.

Psiconcologo e movimento: le sue armi

Mentre la scienza fa passi da gigante, anche Mary ricomincia a camminare verso il futuro. Sono passi piccoli, ma più importanti che mai. “Il lavoro mi aiuta a tenermi impegnata e sono contenta di godermi ogni momento con mia mamma e mio fratello. L’amore? Sono single e non nego che la malattia faccia allontanare le persone, ma anche su questo fronte non mollo. Intanto, ho imparato a non farmi troppe domande e a non abbandonarmi al pessimismo. Infatti, mi faccio anche aiutare  una psiconcologa e cerco di trovare la felicità nelle piccole cose: un po’ di attività fisica, una camminata rigenerante in mezzo alla natura, qualche soddisfazione professionale. Poi adoro leggere e finché avrò i miei libri sarò felice”.

Il tempo della nostra chiacchierata è arrivato agli sgoccioli. Mary fa un respiro profondo e sorride. “Faccio fatica a parlarne, anche con i miei ho un po’ indorato la pillola, ma se con la mia storia posso regalare un pizzico di speranza a una persona sono contenta. Fatevi aiutare, da uno specialista se volete, perché da soli è molto più complicato, e fate sempre movimento. Un po’ di cyclette, una pausa per il Pilates e una camminata a passo veloce rimettono in pace con il mondo, ci dicono che il nostro corpo sta reagendo. E trovate sempre, alla fine di ogni giornata, un motivo per sorridere”.