Vivi una vita al giorno. E’ una frase così forte e potente. E se a pronunciarla è una persona che ha un cancro, ogni parola, anzi ogni lettera, assumono una forza unica. Massimo Vitali la ripete più volte durante la nostra chiacchierata.

Scrittore, bolognese doc, ha parlato d’amore nel suo ultimo romanzo Il circolo degli ex (Sperling) e ora parte alla conquista dei ragazzi con l’avventura Zeno in condotta (De Agostini). Oggi, 8 giugno, giornata mondiale del tumore al cervello, ti facciamo conoscere la sua storia.

La diagnosi di astrocitoma di secondo grado

Massimo scherza su tutto e non si tira indietro davanti a nessuna domanda. “I primi sintomi? A giugno del 2021 ho iniziato ad avere delle allucinazioni. Vedevo una persona che mi parlava e sentivo anche una musica, una specie di colonna sonora. Questi episodi duravano qualche minuto e poi passavano. All’epoca l’ho detto solo a una carissima amica, Angela, che mi ha consigliato di fare una risonanza magnetica, ma non l’ho ascoltata. Poi ad agosto, durante la presentazione di un libro a Cattolica, è capitato ancora e quindi sono andato da un neurologo, che mi ha suggerito di approfondire da un altro medico”.

Lo specialista prescrive una risonanza urgente, ma pochi giorni prima dell’esame Massimo ha una crisi epilettica sotto la doccia, in piscina. La corsa al pronto soccorso innesca una serie di approfondimenti che si concludono con la diagnosi: si tratta di un tumore al cervello, un astrocitoma di secondo grado. “Ho sempre reagito con forza e leggerezza. Mi ha fatto arrabbiare solo un’oncologa che mi disse che anche dopo le terapie il tumore sarebbe tornato. E mi è dispiaciuto moltissimo per i miei genitori: immagino il loro dolore e la preoccupazione, ma anche loro hanno reagito con una grinta incredibile”.

“Ho capito che alcune cose, come la chemio, devi accettarle e basta. Dobbiamo affidarci ai medici e provare a vivere una vita al giorno, come il titolo di un mio romanzo. Significa trovare ogni giorno un motivo per cui ha avuto senso vivere e rivalutare quindi le piccole cose".

La malattia mi sta insegnando tante cose belle

Massimo viene operato al cervello, ma anche quei giorni non hanno i colori cupi delle storie peggiori. Lo scrittore ricorda con ironia il litigio con la mamma per l’odiato pigiama da indossare durante il ricovero e il compagno di stanza logorroico. “Forse la malattia mi fa dimenticare i dettagli, ma ho anche tanti ricordi belli. Per esempio, ho ritrovato un’amica che fa l’anestesista e che si è fatta modificare i turni per assistermi in sala operatoria: il suo volto sopra di me, prima di addormentarmi, mi ha fatto pensare alla scena del bacio in Spiderman. Poi mi sono sottoposto a un mese di radioterapia, ma per fortuna la cura durava 15 minuti al giorno e io ne approfittavo per farmi accompagnare dagli amici e poi pranzare con loro”.

Massimo ha raccontato il suo percorso su Instagram con leggerezza e ironia e questo approccio lo ha aiutato a superare i capelli che cadono e i momenti più duri della chemioterapia, con il fisico debilitato e gli intoppi di percorso. “Ho capito che alcune cose, come la chemio, devi accettarle e basta e che cercare diagnosi su Internet è molto pericoloso. Dobbiamo affidarci ai medici e provare a vivere una vita al giorno, come il titolo di un mio romanzo. Significa trovare ogni giorno un motivo per cui ha avuto senso vivere e rivalutare quindi le piccole cose”.

L'importanza della condivisione e dei sogni

Ha imparato ad apprezzare la quotidianità Massimo, che si commuove spesso, magari scambiando due parole con due anziani stretti stretti sulla panchina dell’ospedale, e riscoprendo gli amici di un tempo. “Sono contento anche di leggere le storie che altri malati mi raccontano sui social”. Massimo si rabbuia per un istante perché il pensiero va alla cugina, mancata qualche mese fa per un tumore al seno. “Eppure è stata una forza, una bomba: ha voluto una festa invece del funerale e mi ha fatto capire ancora una volta che devi vivere sempre al meglio, cambiando prospettiva”.

“Perché arrabbiarsi per la fila in banca, per esempio, quando ci sono disabili gravi? Ecco, io consiglierei a tutti una visita in un reparto di oncologia… Un altro consiglio? Condividete la malattia, parlate: la solitudine non fa mai bene. Nel mio ultimo romanzo racconto del circolo degli ex, ovvero di un gruppo di uomini e donne delusi dall’amore che si ritrovano, come gli alcolisti, a confessarsi e a sostenersi a vicenda. Anche per il cancro funziona così”.