"Ho sconfitto due tumori: farò il ricercatore"
Francesco è la testimonianza di come si può guarire dal cancro per ben due volte e per due tipi di tumori diversi e importanti. Luiè un giovane studente quando riceve la prima diagnosi e guarisce da un tumore al cervello. Appena pensa che il peggio sia passato arriva un’altra botta, la diagnosi è da brividi: leucemia promielocitica acuta ovvero quella che un tempo chiamavano leucemia fulminante perché non dava scampo.
Dopo avere superato il tumore al cervello con una guarigione completa, grazie alle conquiste della ricerca medico scientifica, Francesco ha potuto usufruire di nuove cure per la leucemia fulminante. Grazie alle terapie ha potuto proseguire gli studi, laurearsi e costruire il suo futuro. Dove? Nel mondo della ricerca, ovviamente. Oggi Francesco ha 25 anni, studia Chimica e Tecnologie Farmaceutiche all’Università di Perugia e ricorda quei momenti con la sicurezza di chi ha superato la malattia con la guarigione. “Ho sconfitto due tumori” dichiara. “Adesso voglio diventare un ricercatore”.
Ma facciamo un passo indietro e vediamo come si è arrivati alla prima diagnosi di tumore cerebrale, perché sapere che dal tumore al cervello si guarisce regala un pizzico di speranza in più a chi sta vivendo un percorso altrettanto duro.
“Voglio dare il mio piccolo contributo e sdebitarmi con gli scienziati che mi hanno salvato la vita””.
I sintomi del tumore al cervello
La scuola, le partite di calcio del Napoli, le gite con gli amici. Per Francesco Caiazza il suo mondo è perfetto. Finché a 16 anni, il suo universo viene spazzato dalla diagnosi di cancro.
La storia della malattia di Francesco inizia a febbraio del 2014, quando è un adolescente, vive con la famiglia a Todi e frequenta il liceo scientifico. Un giorno comincia a vederci doppio e la madre lo porta dall’oculista. I sintomi del tumore al cervello possono essere tanti, ma tra questi ci sono anche i disturbi della vista. Né Francesco né sua madre lo sanno, a differenza del medico che quando durante la visita oculistica vede il fondo oculare nero, si insospettisce e consiglia di approfondire. La risonanza magnetica conferma la sensazione dello specialista: Francesco ha una neoplasia al cervello.
“All’epoca, i miei genitori non mi hanno spiegato la malattia nei dettagli per proteggermi, ma la quotidianità è cambiata all’improvviso. Ci siamo trasferiti a Roma, per poter effettuare la cura del tumore cerebrale nel reparto di Neurochirurgia infantile del Policlinico Gemelli“.
Tumore al cervello: curarsi a 16 anni
Per cinque mesi le giornate di Francesco ruotano attorno all’ospedale e alle cure di radioterapia necessaria per la cura del tumore al cervello. Gli effetti collaterali lo mettono a dura prova: la perdita di capelli e il gonfiore per le massicce dosi di cortisone che assume e che causano una specie di dipendenza.
Cinque mesi di inattività e cure ospedaliere sono lunghi per un adolescente che dovrebbe essere immerso nei ritmi impegnativi del terzo anno di liceo scientifico, tra studio e svago con i compagni. Ma Francesco trova presto un’isola felice.
“Un giorno, nella mia stanza è entrata la professoressa Daniela Di Fiore, che si occupa della scuola interna all’ospedale e che mi ha proposto di frequentare le sue lezioni. All’inizio mio papà era restio, perché era concentrato soprattutto sulla mia salute. Invece mamma ha capito che studiare poteva essere proprio quello di cui avevo bisogno per riuscire a distrarmi e non sprofondare nella depressione della malattia”.
Quando Francesco frequenta le lezioni in ospedale torna a sorridere. Si sente di nuovo normale, proprio come i suoi amici, e i mesi difficili lasciano posto ai primi progressi. “A giugno ho concluso la terapia e i controlli ci hanno regalato una notizia meravigliosa: la massa maligna era scomparsa. Non ci potevo credere, mi sembrava un sogno. Grazie alla professoressa Daniela di Fiore ho terminato l’anno scolastico con le lezioni in ospedale: anche quello mi ha reso molto felice perché avevo il terrore di una bocciatura che mi avrebbe costretto a ripetere l’anno scolastico. Invece, ho sconfitto il tumore al cervello e ho riconquistato la mia vita di sempre”.
“La malattia mi ha insegnato che la vita è fatta di cambiamenti improvvisi che bisogna affrontare mantenendo alto l’ottimismo.”
Un nuovo tumore al sangue, il più aggressivo
Purtroppo, la tanto agognata normalità dura poco. Nel settembre del 2015, Francesco ha da poco festeggiato il 18esimo compleanno. Una sera, rientrando dal Festival della filosofia di Mantova, scopre sul corpo degli strani lividi. “Mi ricordo ogni istante di quei due giorni. Dopo la gita, mi sono seduto a tavola per mangiare i tortellini in brodo che la mamma aveva cucinato. Al mattino mi sono svegliato con delle petecchie, piccole macchie simili ad angiomi, sulle labbra e sulla bocca”.
Subito corrono a fare un emocromo di controllo per capire che cosa stia succedendo: il livello di piastrine risulta pericolosamente basso. Francesco torna subito all’Policlinico Gemelli e i sintomi della leucemia acuta sono confermati dalla diagnosi. La parola tumore porta una nuova ombra nel cielo della sua esistenza. Dopo avere sconfitto il tumore al cervello, Francesco si trova davanti a una diagnosi di leucemia promielocitica acuta, malattia i cui sintomi sono proprio le emorragie cutanee, le petecchie. La leucemia promielocitica acuta è un tipo di leucemia mieloide acuta, il tumore del sangue più aggressivo che un tempo veniva vissuto con rassegnazione. Il tasso di sopravvivenza fino a non molti anni fa, infatti, non arrivava nemmeno al 50 per cento dei casi. Oggi, grazie alla ricerca medico farmacologica, ai nuovi farmaci e alle nuove terapie la leucemia acuta promielocitica si cura con successo: il tasso di guarigione è del 90%.
Come si cura la leucemia acuta
“Con una leucemia acuta come la mia, il primo mese è critico perché con i valori bassi delle piastrine si rischiano emorragie agli organi interni. Per cui sono stato ricoverato in isolamento e monitorato costantemente. Solamente i miei genitori potevano farmi visita e giusto per qualche ora al giorno. È stato un periodo molto duro e io sono crollato psicologicamente. Poi ho capito che le lacrime non mi avrebbero aiutato”.
In reparto, Francesco incontra nuovamente la Professoressa Di Fiore. Lei gli promette che lo aiuterà a prepararsi per la maturità. Ancora una volta è proprio grazie alla scuola nell’ospedale che Francesco trova lo stimolo per risollevarsi e attingere a una nuova energia, anche quando tutto sembra diventato difficile da gestire. “Piano piano i valori delle piastrine sono risaliti e ho iniziato la nuova cura con farmaci target, i cosiddetti farmaci intelligenti che non attaccano il sistema immunitario. Così ogni giorno per otto mesi ho fatto la mia terapia e poi andavo a lezione in ospedale. Il lato positivo è che la terapia, un’infusione di mezz’ora, non creava effetti collaterali problematici. I farmaci utilizzati infatti erano i primi “farmaci intelligenti” con un’azione mirata al bersaglio”.
Leucemia promielocitica acuta: la sopravvivenza è alta
Proprio uno studio condotto da ematologi italiani, pubblicato nel 2013 sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine, ha evidenziato l’efficacia della cura della leucemia acuta promielocitica con l’acido retinoico e triossido di arsenico. Il tumore del sangue viene poi trattato con trasfusioni di concentrati piastrinici, plasma fresco congelato ed emoderivati.
Questa grave malattia del sangue, che una volta si chiamava più semplicemente leucemia fulminante perché non dava scampo e poteva portare alla morte nel giro di poche ore, oggi è un tumore con un eccellente tasso di guarigione. Infatti, grazie al trattamento, senza chemio ma con i due farmaci “target” (derivato dell’arsenico e derivato dell’acido retinoico), messo a punto dai ricercatori italiani, nove pazienti su dieci guariscono da questa forma di leucemia acuta.
Pensare positivo è indispensabile
Nei lunghi mesi vissuti al Gemelli, Francesco conosce molte persone e stringe rapporti intensi con gli altri malati. Alcuni, purtroppo, non ce l’hanno fatta. “Ricordo un ragazzo pieno di rabbia, non riusciva ad affrontare il presente, la terapia e la malattia. In quei momenti ho compreso l’importanza dei pensieri, della mente, e mi sono dato un obiettivo su cui concentrarmi: volevo guarire per riprendermi la vita che avevo perso. Se ero già stato capace di affrontare le terapie una volta, potevo fare tutto. Ho cominciato a concentrarmi sempre sul lato positivo di ogni evento. La rabbia non ti aiuta affatto”.
Il sostegno della famiglia dà forza
Nel racconto di Francesco, c’è una parola che ricorre più di tutte e che gli illumina gli occhi: famiglia. “Senza i miei cari non avrei superato la malattia, perché mi hanno sostenuto con un marea di amore. Ma è stata dura anche per loro: la nostra famiglia si è spezzata. Mia mamma veniva con me a Roma per le cure, mentre papà e mia sorella minore rimanevano in Umbria. Papà lavorava e si occupava di tutto, mia sorella frequentava le medie ed è dovuta crescere in fretta. Quanti pianti il lunedì, quando papà ci accompagnava a Roma e ci salutava”.
Per fortuna, poi arrivano i giorni più belli. “Che gioia quando sono riuscito ad andare allo stadio con mio papà a vedere una partita del Napoli. E poi, grazie alla Professoressa Di Fiore, mi hanno anche regalato la maglia con gli autografi di tutti i calciatori”.
Il sogno di Francesco sarà presto realtà
Qualche mese fa, Francesco ha fatto l’ultimo controllo: la guarigione dalla leucemia acuta è confermata, potrà archiviare paure e visite mediche perché anche il rischio recidiva è superato. Però non si allontanerà da questi temi, perché il suo sogno è diventare un ricercatore.
“Lo pensavo già quando mi ero iscritto al liceo scientifico, poi il tumore al cervello e la leucemia promielocitica acuta successiva mi hanno convinto ancora di più. Posso dire che ho sconfitto due tumori grazie al lavoro di ricerca medica e scientifica, quindi farò il ricercatore. Sto terminando l’università e voglio preparare una tesi sperimentale in laboratorio per dedicarmi proprio all’oncologia. Voglio dare il mio piccolo contributo e sdebitarmi con gli scienziati che mi hanno salvato la vita”.
Un grande in bocca al lupo, Francesco: Koala Strategy fa il tifo per te!
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