Avere paura, tanta paura, e non nasconderlo. Anzi, provare ogni giorno a trasformare le debolezze in benzina che ti fa comunque andare avanti. Dario Pellegrino ripete spesso questo concetto. Classe 1976, romano, è un artista. Ha lavorato nel cinema e nello spettacolo, cura mostre e crea lui stesso opere che trasformano materiali quotidiani in piccole magie che traboccano vitalità. Forse perché quando convivi con un tumore al pancreas, provi ogni istante a esorcizzare la fine. Oggi, giornata mondiale contro questa patologia, ti regaliamo la sua storia con la nostra rubrica Cancer confidential.
“La mia avventura è iniziata una grigia giornata di ottobre: ero seduto in macchina quando ho ricevuto la chiamata dal Policlinico Gemelli. Qualche settimana prima avevo fatto una biopsia, perché da tempo lamentavo malesseri vari e non ne venivo a capo. Al telefono è rimbombata la sentenza: ricordo la voce che pronuncia la frase ‘Signor Pellegrino, la dobbiamo subito ricoverare: ha un cancro al pancreas. Da quel momento, e per le successive 24 ore, ho avuto la sensazione di non essere più nella mia mente, come se fluttuassi nel vuoto. Ho avvertito un vuoto enorme, che non so spiegare, e poi un fiume di tristezza, dolore e paura. Quest’ultima sensazione è durata fino al giorno dopo, poi ha iniziato a tormentarmi una domanda: perché proprio a me?”.
La risposta è quasi impossibile. Intanto, Dario viene fagocitato dal ricovero. In ospedale esami, visite e colloqui con i medici si susseguono senza sosta e lui comincia a rendersi conto della sua nuova realtà. “La razionalità si è fatta largo nella mia testa. Ho reagito subito e penso che sia fondamentale. Mi sono dato un obbiettivo: combattere contro questo mostro. E’ la mia promessa e non so se riuscirò a mantenerla, ma per il momento la strada è quella giusta”.
“Mi sono sempre piaciute le sfide: le accolgo, mi organizzo e combatto. Nella mia debolezza, riesco a trovare le forze e la tenacia per affrontare le sfide giornaliere perché anche la paura, in fondo, è un'energia, ti spinge a curarti, a fare per bene tutto quello che è necessario”.
E’ un percorso lungo, fatto di tante terapie, dalla chemio alla radio, per ridurre la massa maligna. Poi sarà la volta dell’intervento. “Mi aspettano ancora 4 mesi di cure, intervallati da tantissimi esami, e poi entrerò in sala operatoria”. Ci pensa parecchio a quel giorno, Dario, e non nasconde il timore per uno dei tumori più subdoli e difficili da curare. “Mi sono sempre piaciute le sfide: le accolgo, mi organizzo e combatto. Nella mia debolezza, riesco a trovare le forze e la tenacia per affrontare le prove giornaliere perché anche la paura, in fondo, è un’energia, ti spinge a curarti, a fare per bene tutto quello che è necessario”.
Al suo fianco la compagna, che non lo lascia mai, pochi amici fidati e i suoi ‘must have’ per l’ospedale. “Ho dei talismani per esorcizzare il mostro: i miei fantasmagorici e coloratissimi calzini, che indosso durante le chemio, tanta pazienza e pensieri positivi, ovvero le cose che mi piacciono e mi danno energia. Come il modellismo, le colleziono di vinili storici e, soprattutto l’arte. In questi giorni inaugurerò la mia prima mostra di “Arte in mattonella” con opere in gres porcellanato che si trasformano in tele uniche”. E Koala Strategy è felice di sostenere Dario in questo progetto artistico, per dimostrare ancora una volta che avere il cancro non significa essere arrivati alla fine. La vita continua e lo fa anche attraverso queste opere.
La creatività e le passioni aiutano Dario a superare i momenti più critici. “Quando torni a casa dopo la seduta di chemio, ti senti male dentro, un malessere che solo noi pazienti conosciamo. Questi sono i momenti peggiori. Il migliore, infatti, è quando consegno quella che io chiamo bomboletta, la periferica in bottiglietta che contiene il farmaco miracoloso che porti per 48 ore dopo la chemio. Quando lo riporto in ospedale, sento un brivido di libertà che mi attraversa tutto il corpo”.
Tra un’opera e un ciclo di chemio, Dario si racconta sui social e prova a pensare al futuro. “Dove sarò tra 10 anni? Se Dio vuole, sarò fuori da questo tunnel. Ho ancora tanti sogni da realizzare e poi questa esperienza mi sta insegnando a vivere la vita e un domani mi piacerebbe trasmettere più sensibilità e umanità possibile”. Dario ci saluta, lasciando un messaggio speciale ai pazienti come lui: “Seguite la scienza, affidandovi sempre ai vostri medici, e sviluppate più endorfine possibili, dedicando ogni istante a quello che amate”.
Se volete conoscere Dario e andare a vedere le sue opere, ecco qui sotto tutte le info sulla sua mostra.
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