Tumori della pelle e cicatrici: con la tecnica di Mohs risultati ottimali
L’asportazione chirurgica dei tumori cutanei, seppur necessaria e risolutiva, lascia una cicatrice. Grazie alla chirurgia micrografica di Mohs è possibile ottenere risultati eccellenti minimizzando il rischio di recidiva e l’impatto visivo delle cicatrici. Ne abbiamo parlato con una specialista in dermatologia oncologica: ecco i suoi consigli per affrontare al meglio il percorso di guarigione dopo l’intervento
Le cicatrici sono il segno di una guarigione dopo la malattia. Mostrano la capacità della pelle di rigenerarsi laddove c’era un ferita. Ma meno si vedono e meglio è. Quando si tratta di piccoli tumori della pelle localizzati in zone critiche ed esposte come il viso, la prospettiva di una cicatrice visibile – per quanto benefica dal punto di vista medico – non piace mai a nessuno.
Come si può conciliare l’efficacia terapeutica con il desiderio di preservare l’estetica?
Ne abbiamo parlato con la dottoressa Emanuela Passoni, specializzata in Dermatologia Oncologica dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.
I vantaggi della chirurgia di Mohs
Il problema delle cicatrici si pone spesso con i due tipi di tumori cutanei più diffusi: il carcinoma a cellule basali e il carcinoma a cellule squamose. Tra le diverse opzioni di trattamento dei tumori della pelle c’è l’escissione chirurgica, ovvero il medico rimuove il tumore chirurgicamente e lo invia al laboratorio per l’analisi dei margini. Questa procedura comporta una cicatrice di ampiezza variabile che, però, con la chirurgia micrografica di Mohs può essere ridotta al minimo necessario.
“Con la chirurgia di Mohs si rimuovono tutte le cellule tumorali, salvaguardando il tessuto sano. Infatti, il tessuto rimosso viene subito analizzato dall’anatomopatologo per averne conferma o, al contrario, per sapere se occorre rimuovere ulteriori parti di cute malata localizzata dall’anatomopatologo.” spiega la dottoressa, con formazione e grande esperienza nella chirurgia di Mohs. “Se l’analisi individua altre cellule tumorali, si possono rimuovere con precisione e si ripete la procedura finché non c’è più tracca del carcinoma”. Rispetto alla chirurgia tradizionale, questa sofisticata tecnica di Mohs garantisce, assicura un alto tasso di guarigione e cicatrici tendenzialmente più piccole perché sono limitate allo stretto necessario.
Come si forma la cicatrice
“La cicatrice è tessuto cicatriziale fibroso che si forma per riconnettere i tessuti circostanti interrotti con una ferita che può essere provocata da un evento traumatico, come un incidente, oppure per una causa patologica, come l’asportazione di un tumore”. In entrambi i casi, la durata del processo di guarigione è variabile così come l’aspetto che avrà la cicatrice sulla pelle.
“Una cicatrice dopo un incidente ha spesso dei margini irregolari e possono formarsi cicatrici irregolari” spiega la dottoressa. “Mentre negli interventi chirurgici si possono accostare i lembi in maniera tale da ottenere cicatrici sottili lineari. Ovviamente il processo di cicatrizzazione varia da un paziente all’altro, sia per fattori genetici sia perché dettato dalle dimensioni, dalla profondità e dall’origine della ferita da rimarginare”.
Anche la zona della ferita influisce sul buon esito della cicatrice: ce ne sono alcune che hanno più probabilità di cicatrici anomale, per esempio le aree dello scollato, lo sterno, il dorso, le articolazioni. I pazienti, però, spesso sottovalutano questo aspetto. Salvo accusare il colpo a cose fatte.
“Il colloquio preoperatorio col paziente è importante perché deve essere chiaro che cosa prevede la terapia e perché si fa una cicatrice che potrebbe essere comunque molto più importante e lunga di quello che ci si aspetta” spiega la dottoressa Passoni. “Questo perché, quando si interviene chirurgicamente su un basalioma cutaneo o su un carcinoma spinocellulare, bisogna ripulire l’area dal tumore alla pelle, garantire che il tessuto sia sano e infine richiudere. Quindi anche il diametro dell’apertura influisce sulla cicatrice. Per intenderci, il rapporto da considerare è 1:3, ovvero significa che se l’apertura è di 1 cm, la lunghezza della cicatrice sarà di 3 cm”.
Questo, in linea di massima, perché poi molto dipende anche dalle aree interessate, dallo stato di tensione della cute e dal fatto che un chirurgo attento cerca di mimetizzare la cicatrice, se possibile, a livello delle pieghe della pelle, per esempio. “Una cicatrice sul volto, magari in corrispondenza del solco esterno a naso e labbra è più facile da nascondere di una cicatrice sulla punta del naso. Ma anche in questo caso la tecnica di Mohs fa la differenza, perché evita ferite inutilmente ampie, permettendo al chirurgo un lavoro preciso con la rimozione del solo tessuto malato” sottolinea la dottoressa Passoni.
Valutazione preoperatoria e possibili sorprese
Ovviamente, le sorprese vanno messe in conto quando si ha a che fare con questi tipi di tumori della pelle. “Sì, perché un basalioma che all’esame dermoscopico sembra asportabile con una piccola ferita, una volta aperto può rivelarsi un carcinoma basocellulare infiltrante. Quindi, ci si può trovare davanti a una lesione più grossa o a un tumore che, magari, si è diffuso attraverso le vie linfatiche o lungo i nervi sottocutanei” spiega la specialista. “Ecco perché prima di intervenire con la chirurgia micrografica di Mohs, richiedo sempre una biopsia cutanea preliminare. Basta un prelievo molto piccolo per aiutarmi a valutare la tipologia istologica di quel tumore della pelle”.
Soprattutto nelle zone critiche, come il volto, se la lesione è ampia, quindi di circa 8 mm-1cm, può essere necessario fare anche due o tre biopsie, per individuare le eventuali zone sclerosanti del basalioma o del carcinoma spinocellulare.
Invece quando si tratta di melanoma, lo si asporta, si deve attendere l’esame istologico e, in base allo spessore, si esegue l’allargamento. “In questo caso la cicatrice è più importante ed evidente. Perché quando bisogna rimuovere in profondità si crea una cicatrice ampia e depressa” sottolinea l’esperta.
Come favorire la guarigione della ferita
La guarigione della cicatrice è un processo naturale che varia da persona a persona, in base all’età e a fattori individuali, ma ci sono buone e cattive abitudini che interferiscono nel bene o nel male.
-> “Senza dubbio il processo di cicatrizzazione può essere alterato dall’abuso di alcolici e dal fumo. E poi ci sono fattori che possono influenzare la possibilità di una guarigione ottimale, per esempio certe patologie come il diabete e determinati farmaci come gli anticoagulanti, i cortisonici per bocca, gli immunosoppressori. Queste sono valutazione che si fanno già in partenza” spiega la dottoressa.
-> “Invece, ci sono una serie di abitudini corrette da mettere in pratica per favorire la guarigione della cicatrice, dopo l’asportazione di un tumore della pelle. Il calendario delle medicazioni viene deciso dal medico, ma va abbinato a comportamenti corretti: la ferita va sempre protetta con un cerotto di copertura, non va sollecitata né bagnata, eventualmente si possono utilizzare dei cerotti impermeabili. Bisogna anche evitare le attività che interferiscono con la guarigione come l’attività fisica e la sauna”.
-> Per le prime settimane sarebbe opportuno il riposo per dare il tempo alla ferita di rimarginarsi e cicatrizzare. Ed è altrettanto importante non esporre la cicatrice al sole. “Le cicatrici tendono a cambiare colore se esposte ai raggi UV e andrebbero sempre protette anche una volta guarite con la protezione solare, proprio come il resto del corpo, per prevenire futuri tumori della pelle” sottolinea la dottoressa.
Come fare la medicazione della cicatrice
La durata della medicazione della cicatrice dipende dal tipo di sutura fatta. “Se si tratta di punti interni che si assorbono, non va toccata per una decina di giorni. Se invece ci sono dei punti esterni, io di solito adotto una medicazione di 3-4 giorni” spiega la dottoressa Passoni.
Spesso ci si affida a una figura professionale soprattutto quando si tratta di cicatrici particolari. Ma altre volte, le medicazioni si possono fare direttamente a casa, soprattutto se la cicatrice non è in una zona critica. Ovviamente è necessario adottare tutte le precauzioni igieniche adeguate, a cominciare dal lavarsi le mani prima di trattare la ferita. “In questo caso, sono molto comodi i cerotti medicati, quindi già pronti all’uso, poco costosi e facilmente reperibili che si possono applicare da soli” suggerisce la specialista.
Quali segnali bisogna riconoscere
Il contatto prolungato tra cerotto e pelle, però, in alcuni casi può causare la cosiddetta dermatite allergica da contatto, un inconveniente da non sottovalutare. “Magari il paziente non ha mai subito interventi e quindi non lo sapeva, però la colla dei cerotti può dare delle dermatiti. La si riconosce perché si prova fastidio, prurito intenso e anche dolore nella zona di contatto” dice la dermatologa. “In questo caso bisogna avvertire il medico perché il processo infiammatorio potrebbe avvicinarsi alla ferita chirurgica, ritardare la guarigione o creare un’infezione. A volte, invece, è sufficiente cambiare la medicazione, con cerotti di carta che hanno meno colla o con delle garze un po’ più ampie”.
Ci sono poi i piccoli segnali da riconoscere perché possono essere la spia di qualcosa che non va. “Notare un po’ di sanguinamento dopo l’intervento chirurgico è normale, ma se è eccessivo o il gonfiore è marcato, è bene chiamare il medico per capire se serve un controllo. Lo stesso vale se si nota un essudato giallo verdastro perché potrebbe essere il segno di un’infezione. In questo caso si fa un tampone e si prende l’antibiotico” avverte la dottoressa. “Invece, se la ferita si apre bisogna immediatamente farsi vedere dal medico perché può servire una nuova sutura”.
Diversi tipi di laser e cerotti speciali: ecco le opzioni per modellare la cicatrice dopo la rimozione di tumori cutanei.
Il laser corregge le brutte cicatrici
Non tutte le ciambelle escono col buco e anche le cicatrici possono lasciare insoddisfatti. Quando una cicatrice non ci piace, non bisogna per forza arrendersi all’evidenza. Le irregolarità che caratterizzano la superficie di una cicatrice si possono levigare con la dermoabrasione. Oppure c’è la laser terapia. Con il laser frazionato si può effettuare il resurfacing che agisce come un’esfoliazione profonda e leviga la cicatrice, rendendola meno visibile.
“Con la laserterapia si possono correggere molte imperfezioni delle cicatrici, per esempio con il laser vascolare si possono appianare le cicatrici ipertrofiche” sottolinea la dottoressa. “Invece, se la cicatrice è molto depressa si possono utilizzare anche dei filler che, però, io sconsiglio se la cicatrice è legata a una problematica oncologica. Una cicatrice del melanoma, infatti, va valutata anche ecograficamente e la presenza di un filler potrebbe determinare delle alterazioni nell’uso di tecniche di valutazione”.
Modellare le cicatrici con i cerotti speciali
Attenzione, però, perché la chirurgia non è l’unico mezzo per modellare una cicatrice dopo l’intervento di asportazione di un basalioma. Esistono anche opzioni efficaci e sicuramente più semplici, tutto dipende dall’imperfezione da correggere.
Un’opzione da valutare sono i cerotti siliconici che, è stato dimostrato, riducono lo spessore di alcune cicatrici, appianandole. Subito dopo che i punti sono stati rimossi, basta acquistare un rotolino di fogli siliconati da applicare su tutta la lunghezza della ferita, tagliando secondo la misura necessaria. “Sono molto efficaci, l’importante è usarli per almeno 3 o 4 mesi” consiglia la dermatologa. ”Allo stesso tempo, bisogna anche ricordarsi di massaggiare la cicatrice un paio di volte al giorno con un prodotto idratante, anche con movimenti energici così da ammorbidire la cute. Quindi, ci tengo a sottolineare, si deve applicare sempre la protezione solare”.
Con queste cure, il risultato finale non può che essere soddisfacente. Anche se, a volte il problema può essere a monte. “Può capitare che le cicatrici oncologiche non siano perfette, tra le tecniche di correzione bisogna dire che c’è anche la revisione” ci ricorda la dottoressa Passoni. “Se ne parla col medico che ha fatto l’intervento oppure si sente il parere di un altro professionista”.
Perché anche la revisione chirurgica è un’opzione percorribile per migliorare l’aspetto di una cicatrice che è segno del successo della cura al tumore della pelle.
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