È schietta e ironica, si è rimessa sui libri, dopo averne scritti due, e festeggia anche due compleanni. Ecco, racchiuso in una riga, il biglietto da visita di Sara Calzavacca. Milanese, 40 anni, schiaccia il tasto ‘rewind’ del film della sua vita per condividere con il nostro Cancer Confidential i sentimenti e le certezze che costellano le sue giornate dal 26 ottobre 2018. “Chi se lo dimentica quel momento: mi hanno diagnosticato un linfoma di Hodgkin in stadio avanzato” ricorda Sara.
Il linfoma e il percorso a ostacoli delle terapie
La diagnosi è arrivata dopo oltre un anno di malesseri, purtroppo sottovalutati dai medici. La Tac rivela un linfoma con metastasi. “Mi hanno ricoverato subito perché avevo una massa di 11 centimetri al mediastino a rischio trombosi. Quindi ho iniziato la chemio e ho dovuto provarne diverse perché il tumore era recidivante e refrattario alle cure”.
Per Sara non è semplice ricordare quei momenti. “Sono sincera: se vado indietro nel tempo è come se vedessi un film in cui ci sono momenti di vuoto, in cui la pellicola si ferma e poi riprende dopo un po’. Vedo poi dei flash, ma ricordo poco quello che è successo, forse perché il trauma è stato così forte che la mia mente ha rimosso i dettagli per difendersi. Di sicuro, rivivo la sensazione di angoscia e di incredulità: mi sembrava di vivere un incubo, da cui volevo solo risvegliarmi”.
L’incubo, purtroppo, diventa la nuova realtà di Sara che inizia una serie di chemio fortissime che non danno i risultati sperati. Dopo aver concluso l’ennesimo ciclo di chemio, si sottopone alla Tac di centratura per cominciare la radioterapia, ma malesseri e sensazioni negative non le danno tregua. “Infatti, la dottoressa mi ha comunicato che la massa era raddoppiata. Ho avuto un crollo totale: vedevo la luce in fondo al tunnel e sono ripiombata nel buio più nero e per la prima volta mi sono resa conto che avrei potuto morire”.
Ad aiutare Sara, la presenza e l’affetto delle persone care e il supporto di uno specialista. “Ho iniziato a fare terapia perché capivo che genitori e amici non avrebbero mai potuto capirmi completamente ed erano molto impauriti. E quando ho saputo della recidiva mi sono affidata anche a uno psichiatra che mi ha prescritto dei farmaci per stabilizzare l’umore. Sono stati essenziali per il mio percorso e credo che sia giusto parlare di questo aspetto senza tabù”.
“Sono stata molto fortunata: i donatori compatibili sono 1 su 100.000, quindi c’è stata una persona che ha fatto una scelta di grande generosità e che mi ha salvato la vita. Il 6 ottobre del 2020 sono rinata, infatti festeggio il mio secondo compleanno”.
Il trapianto di midollo e la rinascita
Sara ‘attraversa’ il dolore, giorno dopo giorno. Cambia ospedale e si affida a una terapia sperimentale. Improvvisamente, si accende una nuova luce che illumina le settimane, fatta di speranza e fiducia. Così, dopo altri mesi, arriva una buona notizia: è possibile iniziare la ricerca di un donatore compatibile per il trapianto di midollo. I famigliari non sono idonei, quindi l’ospedale attiva la ricerca nella Banca dei donatori.
Quando parla di questo argomento, Sara si illumina. “Sono stata molto fortunata: i donatori compatibili sono 1 su 100.000, quindi c’è stata una persona che ha fatto una scelta di grande generosità e che mi ha salvato la vita. Il 6 ottobre del 2020 sono rinata, infatti festeggio il mio secondo compleanno”. L’entusiasmo di quel momento si riflette anche sul grande lavoro di sensibilizzazione che Sara non perde occasione di fare. “Consiglio a tutti di seguire Admo Lombardia per saperne di più sul tema”.
Per esempio, non tutti sanno che nel 90% dei casi il trapianto di midollo si esegue facendo un prelievo di sangue del donatore; poi il sangue passa in uno speciale macchinario che divide le componenti e ‘trattiene’ le cellule staminali che vengono poi infuse al ricevente. Si tratta, quindi, di una procedura semplice e non invasiva. Anche iscriversi alla Banca dei donatori è un gesto molto semplice che, però, può salvare una vita: bisogna avere tra i 18 e i 36 anni (ma si può donare fino a 50), pesare almeno 50 kg ed essere in buona salute. Se si viene chiamati, poi, ci si sottopone a una serie di esami, anche questi assolutamente non invasivi.
Dopo il tumore, due libri e un nuovo sogno
Da quel 6 ottobre, Sara ha ben due compleanni da festeggiare. Due come i libri che ha scritto: Il vizio dell’infelicità è il racconto ironico e pieno di voglia di vivere della prima parte del suo percorso oncologico, mentre Altrettanti giorni più uno è una raccolta di poesie che parlano di rinascita.
Oggi Sara sta bene ed è nella fase di follow-up, con controlli ed esami ravvicinati. E dopo averne scritti due, sui libri si è anche rimessa per studiare. “Mi sono iscritta alla facoltà di psicologia e sto seguendo anche un percorso di coaching. Sogno di accompagnare le donne che hanno ricevuto una diagnosi di tumore verso la rinascita, da uno stato di blocco verso una nuova evoluzione. Voglio essere la persona che avrei tanto voluto incontrare quando ho attraversato i momenti peggiori”.
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