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Francesca Pisano: “La mia verità sul tumore al seno”

Francesca Pisano è una giovane infermeria che presta servizio in Opedale al tempo del Covid. Sottovaluta i primi sintomi del carcinoma mammario, fino a quando quello che credeva un fibroadenoma assume la dimensione del nodulo. I primi controlli, la diagnosi e poi il passaggio da infermiera a paziente oncologico. Ci racconta la malatti vista da una prospettiva diversa

La verità, vi spiego, sul tumore. Ascoltando le parole di Francesca Pisano, il pensiero va subito al titolo del famoso libro e poi anche film ‘La verità, vi spiego, sull’amore”. Certo, nella vicenda si parla di rapporti e sentimenti, mentre nel racconto di Francesca il centro di tutto è il carcinoma della mammella. Ma in entrambi i casi risuona la necessità di essere realisti e magari anche duri, per poi trovare un punto dal quale ripartire.

I sintomi del tumore al seno

La testimonianza di Francesca Pisano, infermiera 30enne di origini sarde che oggi vive a Vercelli, ci ha colpito per la verità e per i sentimenti condivisi da tante pazienti oncologiche durante il percorso di cura. Come lei stessa dice, la sua esperienza somiglia a quella di tante altre donne con un tumore.

Però, lei è infermiera, una professione che per certi versi l’ha aiutata e che, altre volte, ha complicato le cose. “Ho ricevuto la diagnosi a 27 anni. Mi sono accorta di un nodulo facendo l’autopalpazione. All’inizio non mi sono preoccupata perché avevo già avuto dei fibroadenomi. Poi con il Covid sono stata travolta nel lavoro in emergenza. Così mi sono ritrovata a fare l’ecografia alla fine del primo lockdown”.

“Io credo che il cancro sia solo una sfiga. Mi sembra tossico questo modo ottimistico di condividerle la malattia. Stavo sempre bene? No. Mi vedevo bella senza capelli o gonfia di cortisone? Assolutamente no. Ho voluto parlare anche dei lati negativi con verità”.”

La diagnosi conferma i l sospetto tumore al seno

Gli esami confermano un carcinoma alla mammella e per Francesca inizia l’iter di accertamenti e di cure, con la chemioterapia per ridurre la massa tumorale, seguita dell’intervento chirurgico. Comunicare ai propri cari quello che sta accadendo la mette a dura prova. “Il fatto di lavorare in ospedale mi ha aiutato a organizzare il percorso e ad averne consapevolezza. Invece, leggere dispiacere e la preoccupazione sul volto di amici e colleghi è stato più difficile. C’era poi un certo fastidio verso i consigli che mi arrivavano da tutti, in un momento in cui avrei solo voluto essere trattata come una semplice paziente che si affida ciecamente ai medici”.

Non c'è niente di facile

Francesca rivive i momenti della diagnosi, delle cure e di quando ha deciso di raccontarsi, sui social e non solo. “Mi guardavo intorno e vedevo pazienti che sottolineavano il lato positivo della malattia. Invece io credo che sia solo una sfiga. Trovo tossico questo modo così ottimistico di condividerla. Stiamo sempre bene? No. Mi vedevo bella anche senza capelli o gonfia di cortisone? Assolutamente no. Quindi ho voluto parlare anche dei lati negativi e farlo con razionalità e verità”.

Francesca non nasconde i momenti più difficili, da quando ha dovuto comunicare la diagnosi alla famiglia e al marito, fino alle chemio e al periodo degli interventi. “La prima operazione non è andata bene, quindi sono stata in ballo tre mesi. Ed è stato dura perché alla gente sembrava tutto risolto, cominciavano anche a ricrescere i capelli, ma io stavo davvero male”.

carcinoma mammella

Tumore al seno

  • L’incidenza dell’astrocitoma tra i tumori al cervello primitivi 50% 50%
  • Incidenza dell’astrocitoma grado 2 rispetto a tutti i tumori al cervello primitivi 15% 15%
  • Sopravvivenza a 5 anni, nei casi di basso grado (2) 70% 70%

Mi hanno aiutato l'ironia e la psicoterapia

Gli occhi di Francesca si velano di tristezza perché quei momenti bui sembrano ancora così vicini. Ma raccontare la verità significa anche condividere consigli e soluzioni. “Ho chiesto il supporto di uno specialista sin dall’inizio: la psicoterapia mi ha aiutato molto. Poi ho cercato di usare l’arma dell’ironia: per esempio ho chiamato i miei drenaggi Bobby perché mi seguivano ovunque come un cagnolino e facevo ridere le amiche con i dettagli sulla mia protesi al seno”.

Francesca sorride e ricorda così anche i momenti felici, come l’addio al nubilato, il matrimonio della sorella e le sue nozze, così intense ed emozionanti proprio perché la fatica per arrivare a quel giorno era stata tanta.

testimonianza tumore guarigione

Un percorso sulle montagne russe

Nel percorso di ogni paziente oncologico si rincorrono tempeste e istanti di quiete, lacrime e sorrisi. Per superare questo momento bisogna accettare e vivere ogni sfumatura. “Se dovessi dare dei consigli direi, prima di tutto, di parlare della malattia, non per forza sui social ma con le amiche perché anche mostrarsi deboli è importante. Bisogna accettare che la vita cambierà e somiglierà alle montagne russe, con tante discese nel baratro ma anche tante risalite”. Dalle quali si gode ancora di più la conquista della vetta.

“Vivere tutte le emozioni, nel bene e nel male, senza vie di mezzo è quello che dobbiamo fare noi malati oncologici. Perché arrivano i momenti di grande sconforto in cui viene voglia di mollare tutto, ma bisogna accettarli perché passeranno”. Dopo ogni tempesta, torna a splendere il sole e la voglia di sognare. Il desiderio più grande di Francesca è diventare mamma. “Spero di realizzarlo in un modo o nell’altro. È il mio sogno da quando ero bambina: ora si è allontanato un po’ ma spero di realizzarlo”.

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