Ha creato un canale YouTube, Tumor with humor, per raccontare il cancro al colon metastatico con quell’umorismo che ha sempre colorato le sue giornate. E quindi non possiamo che chiudere il mese dedicato a questa patologia con la nostra rubrica Cancer Confidential e la storia di Enrico, ingegnere e content creator 48enne. Perché il tumore non deve per forza annullare quello che siamo e quello che vogliamo…
Dopo la diagnosi di tumore al colon Enrico lancia un nuovo progetto
Enrico vive con la famiglia a Lugano, dove ha un lavoro e mille interessi, come l’improvvisazione teatrale. Così, quando si racconta sembra proprio un attore che sale sul palco e incanta gli spettatori con le sue parole. E l’esperienza della malattia va di pari passo con un progetto speciale. “La diagnosi è arrivata a luglio del 2019: avevo un tumore al colon al quarto stadio con metastasi al fegato”.
Le prime settimane sono un caos fatto di esami, corse e domande. Poi Enrico viene ricoverato in ospedale e le giornate si dilatano. “Avevo più tempo a disposizione e ho iniziato a fare ricerche sul cancro. Così, soprattutto sui social, mi sono imbattuto in una visione che non faceva per me: il tumore è qualcosa da odiare, è un mostro, il nemico e noi pazienti siamo tutti guerrieri. Non mi ritrovavo in questi discorsi. Anzi, in quel momento ho capito una cosa: non volevo diventare la mia malattia e non desideravo che il cancro mi cambiasse. Paragonavo il tumore a un esercito di formiche che mangiavano tante briciole ma che io avrei ributtato in giardino”.
In quei giorni, Enrico naviga in Rete e si fa incuriosire dai canali YouTube. Da lì a crearne uno tutto suo il passo è breve e lo chiama ‘Tumor with humor’, perché giura che il cancro non gli avrebbe mai tolto lo humor che lo contraddistingueva.
“Sui social mi sono imbattuto in una visione che non faceva per me: il tumore è qualcosa da odiare, un mostro e noi pazienti siamo tutti guerrieri. Non mi ritrovavo in questi discorsi. Anzi, ho capito una cosa: non volevo diventare la mia malattia e non desideravo che il cancro mi cambiasse".
Un cammino fatto di chemioterapia e di due interventi
Certo, i momenti difficili sono stati parecchi. Enrico ha dovuto sottoporsi a un primo ciclo di chemioterapia, poi a ben due interventi, uno al colon e l’altro al fegato, e infine ad altri cicli di chemio. “La diagnosi è stata un’autentica doccia fredda, perché pensi sempre che queste cose capitino agli altri e non a te. Poi il percorso di cure mi ha messo di fronte a un periodo intenso e difficile, soprattutto per colpa degli effetti collaterali della chemio e per l’operazione al fegato”.
Eppure Enrico ha cercato di conservare sempre il sorriso e la giusta ironia, come se queste facessero parte della terapia. E questo gli ha permesso di avere una marcia in più. “Non voglio banalizzare, ma la persona che siamo è frutto di tutte le esperienze e il cancro alla fine mi ha arricchito. Avrei preferito non averlo, ma visto che non posso cambiare questa parte della mia vita è meglio trarne comunque qualcosa di positivo”.
Due parole d'ordine: cambiare e raccontare
Oggi Enrico sta bene: secondo gli ultimi esami è ‘pulito’ e ora potrà eseguire i follow-up ogni sei mesi e vivere con un pizzico di serenità in più. “Per aprire il canale YouTube ho studiato, mi sono messo alla prova e ho acquisito nuove competenze che potrebbero trasformarsi in un nuovo lavoro. Infatti ho lanciato anche un altro canale che mi sta regalando molte soddisfazioni. I sogni e i progetti sono il motore propulsivo che ti fa andare avanti nei momenti difficili. A me ha aiutato molto anche espormi, raccontarsi è quasi un dovere, un grande aiuto a chi è malato e non ha voglia di esternare la propria storia”.
Il consiglio ai pazienti oncologici: cercate più pareri
E’ arrivato il momento di salutarci, ma Enrico ci regala ancora due suggerimenti per i pazienti oncologici. “Pensate sempre che la ricerca compie enormi progressi ogni anno: oggi avere il cancro non è come 15 anni fa, non si associa alla parola morte. Si può guarire e anche quando la malattia può cronicizzarsi bisogna sperare in cure sempre più efficaci”.
Medici e ricerca sono quindi gli alleati migliori, ma anche i malati devono diventare protagonisti. “Prendete in mano la vostra salute, fatevi accompagnare da specialisti esperti ma anche attenti all’aspetto umano. E chiedete sempre più pareri: se un dottore si offende, forse questo è un buon motivo per cercarne un altro”.
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