Depilazione laser e altri metodi quando hai un tumore
Quando ti trovi nel pieno di una diagnosi oncologica, l’ultima cosa che vorresti è doverti preoccupare anche dei peli superflui. Eppure succede: il corpo cambia, la pelle diventa più fragile, a volte i peli cadono e con le terapie ormonali addirittura aumentano.
E tu rimani lì a chiederti: “Posso fare la ceretta? Meglio il rasoio? Il laser è pericoloso adesso che sto facendo le terapie?”. Per aiutarti abbiamo raccolto i consigli di due specialiste: la dottoressa Magda Belmontesi e la dottoressa Angela Noviello.
Nessun fai-da-te impulsivo. Ogni decisione sulla depilazione deve tenere conto del tuo stato di salute, del tipo di terapia che stai facendo o hai fatto e, soprattutto, del parere dell’oncologo. Questo è il punto su cui hanno insistito entrambe le esperte con le quali abbiamo chiacchierato.
“Non si possono mai fissare delle regole generalizzate” precisa la dottoressa Magda Belmontesi, dermatologa, vice presidente di Agorà e docente SIME. “I parametri da considerare sono diversi, bisogna considerare lo stato generale della paziente, la terapia a cui si è sottoposta e, se poi si considera di fare il laser o luce pulsata, bisogna anche valutare le caratteristiche differenti dei due trattaenti. Ecco perché ogni caso va sempre valutato insieme all’oncologo”.
Partiamo allora dai metodi di depilazione più sicuri e consigliati per chi ha un cancro, per arrivare a quelli da rimandare o evitare, così da capire come regolarsi prima, durante e dopo la conclusione delle terapie oncologiche.
Metodi di depilazione più sicuri
Durante le terapie oncologiche, come chemioterapia, immunoterapia o radioterapia, la parola d’ordine è una sola: massima delicatezza. La pelle è più fragile, il sistema immunitario è sotto pressione e anche un piccolo trauma può diventare un problema. Per questo esistono metodi di depilazione più sicuri di altri, che rispettano la cute senza esporla a rischi inutili. Vediamoli nel dettaglio.
Rasoio elettrico
Se dovessimo scegliere una sola parola chiave per la depilazione in corso di terapia sarebbe questa: rasoio elettrico. “È il metodo che consigliamo sempre quando vogliamo dare un’indicazione valida per tutte, in sicurezza” spiega la dottoressa Angela Noviello, beauty coach di Koala Strategy.
Il riferimento è al classico rasoio elettrico da barba, quello che si collega alla presa e lavora in superficie, senza strappo e senza incidere la pelle. Il motivo è semplice: le terapie oncologiche colpiscono le cellule in rapida replicazione e l’epidermide rientra in questa categoria.
La pelle diventa più delicata, più sottile, più vulnerabile a traumi, infezioni, piccole ferite che in condizioni normali non ti preoccuperebbero affatto, durante le terapie oncologiche diventano invece una porta aperta alle infezioni. “Per questo quando la paziente è in terapia attiva suggerisco il rasoio elettrico” racconta Noviello. “Vale per le gambe, per il viso, per le braccia e ancora di più per le zone delicate come ascelle e inguine, dove si concentrano importanti stazioni linfatiche”.
Crema depilatoria: il primo passo verso la routine
Le creme depilatorie non hanno effetti collaterali importanti perché non prevedono né strappi né lame. “Durante le terapie sono, però ,sconsigliate perché possono irritare la pelle già provata dai farmaci” raccomanda Noviello. “Una volta concluso il percorso terapeutico da almeno un anno, e se la pelle è tornata sana, si può passare alla depilazione con creme depilatorie delicate, escludendo sempre zone con cicatrici, con linfonodi rimossi o trattate con radioterapia”.
-> La parola d’ordine resta: prudenza. Prima si prova su una piccola area, si osserva la reazione della pelle, poi si allarga il trattamento.
Depilazione laser e luce pulsata: serve il via libera
Il capitolo depilazione laser e luce pulsata richiede una premessa importante: qui non si parla di trattamenti estetici standard, ma di soluzioni da concordare con l’oncologo e affidate a professionisti esperti in estetica oncologica.
“In un paziente oncologico la depilazione laser deve sempre tenere conto dello stato di salute del paziente” spiega la dermatologa Magda Belmontesi. “L’oncologo sa quanto il sistema immunitario è compromesso, se ci sono infezioni in atto, conosce il quadro generale della paziente che ha fatto chemioterapia, radioterapia o assume farmaci ormonali come il tamoxifene, che può stimolare una crescita eccessiva di peli“.
Le terapie possono aver lasciato discromie, cicatrici che pigmentano poco, aree che non cicatrizzano bene. “Dopo uno svuotamento dei linfonodi, per esempio, il calore del laser potrebbe favorire gonfiore e linfedema e rendere necessaria una particolare attenzione al raffreddamento della zona trattata” sottolinea la dermatologa.
Noviello aggiunge che il laser, agendo in maniera selettiva attraverso la melanina del pelo, può essere una soluzione sicura. “Ma solo se si utilizzano apparecchi moderni dotati di manipoli che non surriscaldano la pelle e in una fase del percorso terapeutico autorizzata dall’oncologo. In questi casi non ci sono controindicazioni alla depilazione laser e alla luce pulsata, escludendo le zone sottoposte a radioterapia o con lo svuotamento dei linfonodi”.
-> In sintesi: la depilazione laser non è mai una scelta da fare in autonomia. È un’opzione che richiede il via libera del tuo oncologo e l’esperienza di un professionista in estetica oncologica.
Metodi sconsigliati: non solo lo strappo è a rischio
“Bisogna proteggersi dalle infezioni quando si è sotto terapia” avverte Noviello, “perché il sistema immunitario è già messo a dura prova”. Lo strappo può infiammare la pelle, stressare i capillari, scatenare gonfiori e linfedema, rischi che non ci si può permettere.
Depilazione con filo: mini zone e maxi attenzioni
Anche l’apparente delicata tecnica di depilazione con filo, di diffusione recente ma di antichissima tradizione araba, prevede uno strappo. “Per questo motivo non mi sento affatto di consigliarla a chi ha una pelle sensibilizzata dalle terapie” dice categorica Noviello.
Cera brasiliana, pasta di zucchero & co.
Le esperte sono categoriche. Tutti i metodi a strappo – quindi anche le cere, ceretta brasiliana, pasta di zucchero – sono sconsigliati durante le terapie.
“La cera brasiliana, raccontata come ‘delicata’, per la pelle resa fragile dalle terapie non lo è affatto: la sua applicazione richiede pressioni forti, che possono provocare lividi” spiega Noviello. “La cera a caldo si porta via strati di epidermide anche su chi non è in terapia, figuriamoci su una cute assottigliata dai farmaci. Anche la pasta di zucchero, che sembra naturale, spesso contiene ingredienti che creano infiammazioni importanti”.
Meglio dimenticare ogni variante della ceretta fino a che la pelle non sarà tornata davvero in condizioni di normalità, e cioè almeno un anno dopo la conclusione delle terapie.
I metodi di depilazione da evitare durante le terapie oncologiche.
Il rasoio con lama: un falso amico
Se il rasoio elettrico è il tuo migliore alleato, il ‘fratello’ a lametta è l’esatto opposto.
“Il rasoio con la lama non solo si carica di una quantità di batteri che nemmeno immaginiamo” spiega Noviello, “ma scivola facilmente e può provocare ferite anche importanti”. Quando sei in terapia, basta un taglietto per aprire la porta a infezioni che il tuo organismo faticherebbe a controllare. Per questo, durante tutto il percorso oncologico la lametta è fuori gioco.
La pinzetta: con cautela
La pinzetta merita un discorso a parte. Soprattutto per le sopracciglia, potresti pensare che ‘togliere due peletti’ non faccia la differenza. E invece sì. “Se si fanno le cose in autonomia è meglio usare strumenti personali, igienizzati” avverte Noviello. “La pinzetta va pulita sempre con un disinfettante, perché può rompere un capillare che, durante le terapie, è più fragile e favorire le infezioni”. Niente da fare, invece per gli epilatori a pinzette, sia perché lo strappo può essere traumatico sia perché il rischio di peli incarniti e follicolite è elevato.
Depilazione in base alla terapia
Che tu stia facendo chemioterapia, immunoterapia o altre terapie farmacologiche, la logica non cambia. Il problema non sono solo i peli, ma la cute, che va rispettata al massimo. Per questo, durante l’intera fase di cure, tutto ciò che strappa, incide, scalda o irrita la pelle viene messo in pausa: la migliore soluzione al problema dei peli è il rasoio elettrico.
Terapie ormonali: quando i peli aumentano
Le terapie ormonali oncologiche possono durare 5 anni o più e portano con sé effetti collaterali simili a quelli della menopausa, ma più accentuati.
Verrebbe da dire: le donne in menopausa vanno in istituto e fanno tranquillamente la ceretta, quindi che problema c’è?
“Invece il discorso si fa più sfumato: gli effetti collaterali delle terapie ormonali sono più intensi, quindi bisogna procedere per gradi” raccomanda Noviello. “Se la pelle lo consente, si può iniziare con una ceretta sulla mezza gamba, dove i peli sono più radi e la cute robusta, per osservare come reagisce. Se tutto va bene, si allarga gradualmente ad altre zone”.
Tra gli effetti collaterali della terapia ormonale, ci può essere anche un aumento della peluria sul viso, su cui è efficace l’elettrocoagulazione; ma si può fare? “L’elettrocoagulazione è come una piccola scossa elettrica” dice Noviello. “Se la cute è sana, sta bene e forte, non c’è sofferenza farmacologica, non vedo dove sia il problema. Al contrario, se è stressata da altre terapie oncologiche può essere una soluzione molto aggressiva e problematica. È sempre un percorso personalizzato, che non ha regole valide per tutte“.
Radioterapia: attenzione alla zona irradiata
“La radioterapia oggi è molto più mirata di un tempo e i danni diffusi alla pelle, la cosiddetta radiodermite, sono meno frequenti, soprattutto se la cute viene preparata bene prima delle irradiazioni” chiarisce Noviello. “Ma nell’area trattata è sempre controindicata la depilazione a strappo così come nelle zone con stazioni linfatiche importanti, come ascelle e inguine”.
Se stai facendo radioterapia al seno, per esempio, la depilazione delle gambe non è un problema, proprio perché l’effetto della radio è locale. Su ascelle e area trattata si deve mantenere un’attenzione speciale, però, anche dopo la fine delle sedute. Attenzione che si traduce nell’utilizzo del solo rasoio elettrico. Il lato positivo è che di solito dove ci sono cicatrici così come dove la pelle è stata sottoposta a radioterapia, i peli non ricrescono più o quasi.
Se prendi il cortisone: la pelle è ancora più sottile
C’è poi un farmaco di cui spesso non si tiene conto, ma che per la tua pelle fa la differenza: il cortisone. “Ci si preoccupa di chemio, immunoterapia, terapia endocrine e si dimentica il cortisone” sottolinea Noviello. “Però, il cortisone assottiglia enormemente la pelle, la rende più fragile e sensibile. Se la terapia oncologica prevede cortisone, quindi, consiglio di scegliere la delicatezza massima: via ogni sistema aggressivo e solo rasoio elettrico”. Anche se senti di stare meglio e hai voglia di “tornare alla normalità”, il corpo ha bisogno di essere accompagnato con dolcezza.
Depilazione preoperatoria: come e quando
Un capitolo spesso sottovalutato è quello della depilazione preoperatoria. Prima di un intervento chirurgico, l’istinto può essere quello di ‘presentarsi in ordine’ e togliere più peli possibili da sola.
“In fase preoperatoria, la cosa più importante è scongiurare qualsiasi infezione” ci ricorda Noviello. “Diciamo sempre alle pazienti di chiedere al chirurgo o all’infermiera: spesso preferiscono occuparsi loro della depilazione dell’area vicina all’intervento, in condizioni di sterilità”.
Se l’équipe ti lascia libertà, valgono le stesse regole: niente ceretta su ascelle e inguine, nessuna lametta, nessuna crema depilatoria, solo rasoio elettrico sulle zone delicate e, se non hai già fatto terapie farmacologiche pre intervento maggiore libertà su gambe e braccia.
I metodi di depilazione da evitare durante le terapie oncologiche.
Dopo le terapie: la fase della prudenza
Terminate le cure può venire la tentazione di cancellare in fretta il capitolo malattia, anche riprendendo tutte le abitudini estetiche di prima. È comprensibile, ma la pelle ha i suoi tempi.
“A un anno dalla conclusione delle terapie, la pelle si è rinnovata per circa dodici volte” spiega Noviello. “Se durante quel periodo non ci sono state particolari sensibilità, non sono stati rimossi linfonodi e non c’è stata radioterapia sulla zona, si può ricominciare a ragionare su metodi più classici, come la crema depilatoria e in alcuni casi la ceretta“.
Però, ci sono parti del corpo che sono diventate ‘aree sensibili’: le zone correlate alle stazioni linfonodali ascellari e inguinali. Qualsiasi infiammazione può diventare la goccia che fa traboccare il vaso.
Per questo, Noviello è chiarissima: “Quando la zona è sede di interventi, rimozione di linfonodi o terapie, la depilazione va sempre fatta con cautela. Quelle aree non vanno mai trattate con la ceretta, lo strappo o la crema depilatoria, ma sempre e solo con il rasoio elettrico”. È una sorta di regola di vita: meglio rinunciare a una pelle perfettamente liscia che rischiare un problema cronico come il linfedema.
Comunicazione tra oncologo ed estetista oncologica
Se c’è un filo rosso che attraversa tutti i consigli delle due specialiste è questo: non decidere da sola. L’oncologo è il regista del tuo percorso e la persona che meglio conosce quali farmaci hai preso, quanto è compromesso il tuo sistema immunitario, se ci sono cicatrici, quali linfonodi ti hanno tolto. Sta sempre al medico specialista dare il primo via libera a qualunque metodo impegnativo di depilazione come laser, luce pulsata ed elettrocoagulazione.
Accanto all’oncologo, la figura dell’estetista formata in estetica oncologica può aiutarti a tradurre in pratica queste indicazioni: capire quali zone trattare, impostare gradualmente il ritorno alla tua routine di bellezza.
Prendersi cura dei peli superflui quando stai affrontando un tumore è un modo per riconnetterti con il tuo corpo, che già sopporta tanto. Se scegli metodi delicati, se ti fai accompagnare da professionisti competenti e se dai alla pelle il tempo di guarire, la depilazione può tornare a essere un piccolo gesto di normalità, non un’ulteriore preoccupazione. Perché hai il diritto di sentirti a posto con te stessa, nel modo che ti fa stare meglio, senza però rinunciare alla tua sicurezza.
Contributor
Dottoressa Angela Noviello, laureata in Scienze e Tecniche Applicate di Estetica e Cosmetologia, ha ottenuto nel 2013 la certificazione in Oncology Esthetics. Oggi è Direttore Italia e Coordinatore Europa OTI Oncology Esthetics. È la beauty coach di Koala Strategy con cui parliamo di estetica oncologica.
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