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Cancro e movimento: cosa fare dopo l’intervento al seno
Come riprendo la mobilità dopo la quadrantectomia? Devo essere più cauta dopo la mastectomia? La fisioterapista Sara Mantovani risponde alle vostre domande
Se sei appena stata operata per un tumore al seno, insieme alla paura per il post intervento e per il futuro si fanno largo tante domande sulla riabilitazione. Cosa devo fare dopo l’operazione? Come riprendo la mobilità dopo la quadrantectomia? Devo essere molto più cauta se ho subito una mastectomia? Cosa devo fare per cicatrici, dolore e gonfiore?
I dubbi e i timori sono tanti, lo sappiamo. Per aiutarti, abbiamo pensato proprio a questo articolo, in cui abbiamo raccolto tutti i consigli della nostra fisiocoach Sara Mantovani, fisioterapista esperta in riabilitazione oncologica e con un master in Senologia. “La cosa più importante da dire è che dopo ogni intervento al seno si può tornare alla vita di prima” spiega la dottoressa Mantovani. “Diffidate da chi vi dice che, per esempio, non potrete mai più fare sport o sollevare pesi perché va contro ogni evidenzia scientifica”. Allora leggi e salva le dritte della nostra esperta, che fa parte anche del Progetto Linfedema Italia. E se hai altre domande, scrivici a info@koalastrategy.com.
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Prova gli esercizi a casa dopo la quadrantectomia: tornata a casa, dopo l’operazione, puoi iniziare a fare dei piccoli esercizi per mantenere la mobilità di braccio, spalla e scapola. Per esempio, sdraiata sul letto apri più volte il braccio in fuori (come se fossi una farfalla che apre le ali) e poi in alto. Poi, avvicinati al muro e ‘cammina’ sulla parete con la mano, arrivando a stendere tutto il braccio. Infine, stringi più volte una pallina da tennis o un antistress con la mano della parte operata.
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Dopo 15 giorni, valuta cicatrice e mobilità: a due settimane dalla quadrantectomia, dovresti controllare la cicatrice e la mobilità di braccio, spalla e scapola. Può essere utile farlo con un fisioterapista specializzato che, per esempio, può trattare la cicatrice con dei massaggi specifici e intervenire su eventuali disturbi, come il gonfiore della zona. Ricordati che l’edema (il gonfiore, appunto) può essere transitorio e passare anche dopo un mese dall’intervento o l’eventuale radioterapia.
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Prenditi del tempo se hai fatto una mastectomia: i tempi di recupero sono più lunghi se hai subito una mastectomia e variano ulteriormente se ti hanno inserito un espansore o se hai fatto una ricostruzione della mammella in contemporanea. In genere, conviene aspettare 15 giorni prima di muovere il braccio oltre i 90 gradi e almeno 40 giorni prima di massaggiare cicatrice e protesi. Anche in questo caso, può essere utile consultare un fisioterapista specializzato.
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Poi riprendi a muoverti: trascorso questo periodo di riposo, poi tornare gradualmente a muoverti. Fai dei piccoli esercizi a casa per la mobilità della zona e, pian piano, ritrova la tua routine, anche sportiva. Prima andavi a correre o facevi pilates? Se il chirurgo ti dà il via libera, non ci sono controindicazioni.
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Informati su eventuali (normalissimi) disturbi: dopo la mastectomia possono presentarsi alcuni problemi. Non pensare al peggio, ma sappi che si tratta di disturbi normali, che possono capitare. I più diffusi? La neuropatia del nervo intercostobrachiale e la sindrome della rete ascellare. La prima è l’insensibilità o bruciore di questo nervo che si trova sotto il braccio; la seconda è una sorta di trombosi superficiale dei vasi linfatici del braccio, che non è pericolosa ma porta dolore e limita il movimento. In entrambi i casi, consulta un esperto e ricordati che la riabilitazione risolve questi problemi in modo efficace.
Uomini e tumore: sì allo sport
L’attività fisica fa bene anche a lui dopo un’operazione oncologica. In questo articolo la nostra fisiocoach chiarisce tutti i dubbi
Sei un uomo e sei stato appena operato per un tumore? Non mandare in pensione lo sport. Anzi, l’attività fisica è fondamentale nel tuo percorso di guarigione. “Il carcinoma più diffuso tra gli uomini è quello alla prostata, che dopo l’operazione comporta spesso una sorta di menopausa al maschile” spiega la fisioterapista Sara Mantovani, coach di Koala Strategy. “I sintomi? Vampate, aumento di peso, riduzione della massa magra, osteopenia e osteoporosi. Per fortuna, parecchi studi dimostrano che l’esercizio fisico riduce questi disturbi ed è fondamentale per il benessere, perché abbassa anche il rischio di problemi cardiovascolari”.
I benefici del movimento non valgono solo per chi è stato operato alla prostata, ma per tutti i pazienti oncologici. Certo, è sempre bene parlarne con il medico o consultare un fisioterapista specializzato, ma una volta che hai avuto il via libera, puoi ritornare a praticare il tuo sport preferito o puoi provare qualche nuova attività, se prima della malattia la pigrizia la faceva da padrona. Ecco, allora, i consigli della nostra esperta, che fa parte del Progetto Linfedema Italia.
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Fai esercizio aerobico e contro resistenza: piegamenti, flessioni, esercizi con pesi ed elastici sono perfetti per iniziare e per lavorare su muscoli e ossa. Benissimo anche gli esercizi ad alto impatto, ovvero corsa, marcia sul posto e saltelli. Questi ultimi vanno però evitati se si hanno problemi di incontinenza dopo l’intervento alla prostata e in caso di osteoporosi o metastasi ossee.
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Via libera a nuoto e bicicletta: la piscina e le due ruote sono due attività che non possono mancare e una sessione di 30-40 minuti è un ottimo toccasana. Anche in questo caso, se hai avuto un carcinoma alla prostata e vuoi andare in bici chiedi il parere dello specialista.
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Ricomincia con il calcio (e con il padel): prima del cancro, eri appassionato di calcio o di padel? Puoi ritornare ad allenarti e a giocare con gli amici. Mi raccomando: riprendi gradualmente e alterna sempre queste attività con esercizi contro resistenza, come pesi ed elastici.
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Prova anche il sollevamento pesi: non esistono attività controindicate e anche il sollevamento pesi può essere un’idea per muoverti e allenare la muscolatura. Anche qui, procedi in modo graduale e fatti seguire da un personal trainer.
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Muoviti in gruppo per vincere la pigrizia: se non sei mai stato uno sportivo, è ora di invertire la rotta. Ricordati che l’attività fisica aumenta l’efficacia delle terapie oncologiche e previene anche le recidive, quindi inizia. Prova con qualche disciplina che ti incuriosisce e scegli le attività di gruppo, anche all’aria aperta, così sarai motivato dagli altri.
Cancro e movimento: così trovi il fisioterapista giusto
Come si sceglie il fisioterapista specializzato in tumori e cure oncologiche? Leggi qui i consigli dell’esperta
L’attività fisica ti aiuta a guarire. Lo dimostrano studi e ricerche. Ed è per questo motivo che qui su Koala Strategy affrontiamo spesso l‘argomento e ti proponiamo i consigli della fisioterapista Sara Mantovani, coach di Koala Strategy. “Gli interventi oncologici sono spesso pesanti e invasivi e il movimento facilita la ripresa e previene, per esempio, il linfedema” spiega l’esperta. “E’ un ottimo alleato anche per i disturbi legati alle cure, come la fibrosi (irrigidimento dei tessuti) causata dalla radioterapia e la fatigue o i problemi ossei dati dalla chemio o dall’immunoterapia”.
Ma come si trova il fisioterapista giusto, ovvero quello specializzato in riabilitazione oncologica? Come puoi capire se ti stai affidando a mani esperte? Ti aiutiamo noi, con le tips della nostra esperta, che fa parte del Progetto Linfedema Italia.
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Controlla il suo curriculum: oggi esiste un master dedicato alla riabilitazione senologica e diversi corsi di formazione per lavorare con i pazienti oncologici. Quindi, puoi verificare la preparazione dello specialista. In Rete puoi anche cercare dei professionisti con questo curriculum, visto che ormai quasi tutto hanno un sito o un profilo social, dove si fanno pubblicità e mostrano le loro credenziali. Sempre online puoi anche controllare se il fisioterapista è iscritto all’ordine.
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Chiedi a ospedali e associazioni di pazienti: l’ospedale che ti sta seguendo può consigliarti anche un buon fisioterapista. Lo stesso discorso vale per le associazioni di pazienti, che spesso collaborano con questa figura. Il passaparola è sempre una buona idea
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Valuta la prima visita: il primo appuntamento può essere un ottimo banco di prova. Il fisioterapista sa ‘leggere’ gli esami istologici e la cartella clinica? Conosce le varie terapie con i loro effetti collaterali? Ti fa domande specifiche, per esempio sul formicolio alla mano dopo un’operazione al seno? Fa una valutazione sul rischio di linfedema?
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Scegli sempre una terapia personalizzata: il numero di sedute che ti propone e la loro frequenza non sono un parametro per capire se ti stai affidando al terapista ideale, perché ogni percorso deve essere personalizzato, fatto su misura del paziente e delle sue esigenze.
Ti è stato utile questo articolo? Se hai domande sull’argomento, scrivici a info@koalastrategy.com.