La scuola, le partite di calcio del Napoli, le gite con gli amici. Per Francesco Caiazza erano tutto. Erano il suo piccolo, grande, mondo perfetto. Ma quando aveva 16 anni, il suo universo è stato spazzato via per colpa del cancro. Oggi di anni ne ha 25, studia Chimica e Tecnologie Farmaceutiche all’università di Perugia e può ricordare quei momenti con un sorriso e con la sicurezza di chi ha chiuso una parentesi così dolorosa. Ora la riapre per noi di Koala Strategy, per regalare con la sua storia un pizzico di speranza a te, che stai vivendo un percorso altrettanto duro. “Ho sconfitto due tumori” ci svela. “E ora farò il ricercatore”.

Un tumore cerebrale a 16 anni

La storia della malattia di Francesco inizia a febbraio del 2014. A quel tempo Francesco è un adolescente, vive con la famiglia a Todi e frequenta il liceo scientifico. Quando un giorno lui comincia a vederci doppio la madre lo porta dall’oculista. Il medico subito che qualcosa non va, ma ancora non può affermare con certezza che quello è uno dei sintomi del tumore al cervello. Purtroppo, la risonanza conferma la sensazione dello specialista: Francesco ha una neoplasia al cervello.

“All’epoca, i miei genitori non mi hanno spiegato la malattia nei dettagli per proteggermi, ma la quotidianità è cambiata all’improvviso. Ci siamo trasferiti a Roma, per poter effettuare la cura del tumore al cervello nel reparto di Neurochirurgia pediatrica del Policlinico Gemelli“.

Per cinque mesi le giornate di Francesco ruotano attorno all’ospedale e alla speciale radioterapia al cervello necessaria per la cura del tumore. Gli effetti collaterali lo mettono a dura prova: perde i capelli e le massicce dosi di cortisone che assume causano una specie di dipendenza. Ma Francesco trova presto un’isola felice. “Un giorno, nella mia stanza è entrata la Professoressa Daniela Di Fiore, che si occupa della scuola in ospedale e che mi ha proposto di frequentare le sue lezioni. All’inizio mio papà era restio, perché era concentrato soprattutto sulla mia salute, invece mamma ha capito che studiare poteva essere proprio quello di cui avevo bisogno per riuscire a distrarmi e non sprofondare nella depressione della malattia”.

“In ospedale volevo guarire proprio per riprendermi la vita che avevo perso e se ero già stato capace di affrontare le terapie, potevo fare tutto. Ora voglio dare il mio piccolo contributo e sdebitarmi con gli scienziati che mi hanno salvato la vita”

Infatti, quando Francesco frequenta le lezioni in ospedale torna a sorridere. Si sente di nuovo normale, proprio come i suoi amici, e i mesi difficili lasciano posto ai primi progressi. “A giugno ho concluso la terapia e i controlli ci hanno regalato una notizia meravigliosa: la massa maligna era scomparsa. Non ci potevo credere, mi sembrava un sogno. Intanto ho terminato l’anno scolastico con le lezioni in ospedale: anche quello mi ha reso molto felice perché avevo il terrore di una bocciatura che mi avrebbe costretto a ripetere l’anno scolastico. Invece, ho sconfitto il tumore al cervello e ho riconquistato la mia vita di sempre”.

Leucemia fulminante: la diagnosi inaspettata

Purtroppo, la tanto agognata normalità dura poco. Nel settembre del 2015, Francesco ha da poco festeggiato il 18esimo compleanno e va con i compagni di classe al Festival della filosofia di Mantova. Quando torna, scopre sul corpo degli strani lividi. “Mi ricordo ogni istante di quei due giorni. Alla sera, dopo la gita, mi sedevo a tavola per mangiare i tortellini in brodo che la mamma aveva cucinato. Al mattino mi sono svegliato con delle petecchie, piccole macchie simili ad angiomi, sulle labbra e sulla bocca”.

Gli esami del sangue e i nuovi controlli all’Policlinico Gemelli fanno ripiombare Francesco nell’incubo. La parola tumore porta una nuova ombra nel cielo della sua esistenza. Dopo avere sconfitto il tumore al cervello, Francesco si trova davanti a una diagnosi di leucemia promielocitica acuta, malattia che dà le sue prime manifestazioni proprio con emorragie cutanee, le petecchie. Si tratta di un tipo di leucemia molto aggressiva che un tempo veniva vissuta con rassegnazione perché, con i farmaci a disposizione, il tasso di sopravvivenza non arrivava nemmeno al 50 per cento dei casi. Oggi, grazie alla ricerca medico farmacologica e alle nuove terapie la leucemia promielocitica acuta si può curare più facilmente.

La leucemia promielocitica acuta la sopravvivenza è alta

Proprio grazie a uno studio italiano pubblicato sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine nel 2013, sono stati evidenziati i benefici di una cura della leucemia acuta promielocitica con l’acido retinoico (derivato della vitamina A) e triossido di arsenico. Non solo: anche le trasfusioni di concentrati piastrinici, plasma fresco congelato ed emoderivati fanno parte delle terapie possibili per la cura di questo tumore che abbassa o livelli di piastrine nel sangue.

Questa grave malattia del sangue, che una volta si chiamava più semplicemente leucemia fulminante perché non dava scampo e poteva portare alla morte nel giro di poche ore, oggi è diventata un tumore con un eccellente tasso di guarigione. Infatti, grazie al trattamento, senza chemio ma con due farmaci “target”  (derivato dell’arsenico e derivato dell’acido retinoico), messo a punto dai ricercatori italiani, nove pazienti su dieci guariscono da questa forma di leucemia acuta.

“Quando sono arrivato in ospedale per la cura le piastrine erano bassissime, rischiavo un’emorragia e quindi ho trascorso il primo mese in ospedale in isolamento. Sono crollato, mi stavo lasciando andare, ma poi ho capito che le lacrime non mi avrebbero portato a nulla”. In reparto, Francesco incontra nuovamente la Professoressa Di Fiore. Lei gli promette che lo aiuterà a prepararsi per la maturità. Ancora una volta è proprio grazie alla scuola nell’ospedale che Francesco trova lo stimolo per risollevarsi e attingere a una nuova energia, anche quando tutto sembra diventato difficile da gestire. “Piano piano i valori delle piastrine sono risaliti e ho iniziato la nuova cura con farmaci target, i cosiddetti farmaci intelligenti che non attaccano il sistema immunitario. Così ogni giorno facevo la mia terapia e poi andavo a lezione in ospedale”.

Pensare positivo è importante

Nei lunghi mesi vissuti al Gemelli, Francesco conosce molte persone e stringe rapporti intensi con gli altri malati. Alcuni, purtroppo, non ce l’hanno fatta. “Ricordo un ragazzo pieno di rabbia, non riusciva ad affrontare il presente. In quei momenti ho compreso l’importanza dei pensieri, della mente, e mi sono dato un obiettivo su cui concentrarmi: guarire. Volevo guarire proprio perché volevo riprendermi la vita che avevo perso. Se ero già stato capace di affrontare le terapie una volta, potevo fare tutto. E poi ho cominciato a concentrarmi sempre sul lato positivo di ogni evento, come il fatto che la malattia mi avesse insegnato che la vita è fatta di cambiamenti improvvisi, che bisogna imparare ad affrontare mantenendo alto l’ottimismo”.

Il sostegno della famiglia dà forza

Nel racconto di Francesco, c’è una parola che ricorre più di tutte e che gli illumina gli occhi: famiglia. “Senza i miei cari non ce l’avrei fatta a superare la malattia, perché mi hanno sostenuto con un marea di amore. Ma è stata dura anche per loro: la nostra famiglia, in pratica, si è spezzata. Mia mamma veniva con me a Roma per le cure, mentre papà e mia sorella minore rimanevano in Umbria. Papà lavorava e si occupava di tutto, mia sorella frequentava le medie ed è dovuta crescere in fretta. Quanti pianti il lunedì, quando papà ci accompagnava a Roma e ci salutava…”.

Il cancro ha la forza di un tornado che scuote il malato coloro che gli sono accanto. Per fortuna, poi arrivano gli istanti più belli. “Che gioia quando sono riuscito ad andare allo stadio con mio papà a vedere una partita del Napoli. E poi, grazie alla Professoressa Di Fiore, mi hanno anche regalato la maglia con gli autografi di tutti i calciatori”.

“Diventerò un ricercatore per sdebitarmi”

Qualche mese fa, Francesco ha fatto l’ultimo controllo: la leucemia acuta fa parte del passato, è uscito anche dal rischio recidiva e potrà archiviare paure e visite mediche. Però non si allontanerà molto da questo ambiente, perché il suo sogno è diventare un ricercatore. “Lo pensavo già quando mi ero iscritto al liceo scientifico, poi il tumore al cervello e la leucemia promielocitica acuta successiva mi hanno convinto ancora di più. Posso dire che ho sconfitto due tumori grazie al lavoro di ricerca medica e scientifica, quindi farò il ricercatore. Sto terminando l’università, poi preparerò una tesi sperimentale in laboratorio e mi dedicherò proprio all’oncologia. Voglio dare il mio piccolo contributo e sdebitarmi con gli scienziati che mi hanno salvato la vita”.

Noi ti facciamo un grande in bocca al lupo, Francesco: Koala Strategy fa il tifo per te!

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