“Matteo è qui. E’ molto potente ed è ancora tra noi, anche se non posso abbracciarlo”. Matteo è Matteo Losa, scrittore, artista e fotografo, che se ne è andato per un tumore il 6 agosto 2020. E a pronunciare questa frase è Francesca Favotto, al suo fianco per 18 anni. Abbiamo seguito la loro storia da sempre e parlarne, oggi, ha un significato e una forza speciali, come una musica che ti richiama emozioni uniche. Perché Koala Strategy ha preso il via anche grazie a Matteo, che con la sua vicenda ha ispirato Elisa, la fondatrice del progetto.

“Sono felice che da un momento straziante come il suo addio sia nata un’idea così bella” dice Francesca con il sorriso. Ecco, questa ragazza classe 1985 sorride con le labbra, con gli occhi e con ogni parte del suo corpo perché l’amore le ha insegnato la gratitudine e l’ottimismo, nonostante tutto. Parla ancora al plurale perché certi sentimenti non muoiono mai. Quello tra lei e Matteo, infatti, è stato un legame immenso anche se, purtroppo, il cancro ne è stato protagonista. “Ci siamo conosciuti quando avevo 16 anni ed è stato un colpo di fulmine. Per 14 anni abbiamo avuto questo antagonista da combattere. Matteo era un esperto di favole, ha anche scritto il libro “Piccole fiabe per grandi guerrieri” (Mondadori) e sapeva bene che ogni eroe deve affrontare un viaggio difficile prima del lieto fine. Ecco, sembra che qui il lieto fine non ci sia, ma io sono convinta del contrario perché Matteo continua a far nascere cose belle e voi ne siete la prova. E ogni momento è stato felice e ricco di gioia…”.

Questi istanti pieni le hanno permesso di affrontare un percorso così duro come quello oncologico. “Il cancro è una malattia che non colpisce solo il paziente: tutta la famiglia e ogni persona che gli vuole bene si ammalano, perché è una patologia spesso subdola e lunga. Quando è arrivata la diagnosi di Matteo avevo 21 anni, ero all’apice di tutto eppure restargli vicino è stato naturale, non ho dovuto pensarci perché amare significa esserci. Non lo nego: è stata dura e molto faticosa. Quando i tuoi coetanei scelgono la location per il matrimonio o pensano a un figlio, tu sei in giro per le corsie degli ospedali e l’idea di un bimbo non ti può sfiorare visto che le terapie mineranno la fertilità. All’inizio alcuni amici mi chiedevano chi me lo facesse fare ma io non mi sono mai posta questa domanda”.

“Il cancro soffoca i pensieri e non c'è niente di male ad ammettere che faccia schifo: prima si accetta questa cosa, prima si diventa un caregiver migliore”

Ripercorrendo gli ultimi momenti con il suo grande amore, Francesca regala il primo consiglio ai caregiver. “La malattia ti fa capire che la fine sta arrivando, ma è comunque devastante. Ecco perché bisogna sempre prenderci cura anche di se stessi. Chiedete aiuto se avete bisogno di rigenerarvi qualche giorno, a livello fisico e psicologico. Il cancro soffoca i pensieri e non c’è niente di male ad ammettere che faccia schifo: prima si accetta questa cosa, prima si diventa un caregiver migliore. Matteo faceva molto affidamento sul mio buon umore e sulla mia speranza, spesso ci reggevamo su un equilibrio precario visto che lui si sentiva anche in colpa per il mio dolore e quindi se io mollavo, si abbatteva anche lui ”.

Come ogni percorso oncologico, anche quello di Matteo e Francesca ha avuto i suoi momenti difficili e Francesca non si nasconde. Ascoltarla è un invito a essere se stessi, sempre, e a lasciar andare ideali irraggiungibili.. “Un esempio? Non sono mai stata la casalinga perfetta e a volte facevo i capricci davanti all’ennesima visita in ospedale, così come perdevo anni di vita ed ero nervosissima quando aspettavamo i referti di un esame importante. Ecco, diciamo che la pazienza l’ho imparata dopo… Ma c’ero sempre e lo amavo con tutta me stessa, anche perché lui mi ripeteva che se avesse scoperto che rimanevo solo per pietà mi avrebbe lasciato subito. Siamo andati avanti insieme e ho capito che tutto quello che succede, arriva per insegnarci qualcosa. E se oggi sono così forte e so cosa vuol dire resilienza, lo devo proprio a questa esperienza”.

Quando pronuncia la parola ‘oggi’, Francesca sembra avere ancora più grinta. Sta portando avanti quello che Matteo aveva iniziato e non potrebbe essere altrimenti. Quando lui era vivo, erano la Famiglia Favolosa (dall’unione dei due cognomi Favotto e Losa) insieme ai loro amici e quella esisterà per sempre. Come l’esercito della luce, lanciato da Matteo per i suoi follower con cui condivideva sui social video, foto, frasi e tanto altro. “Tutto questo riecheggerà in eterno, è un circolo d’amore che continua e fa nascere tante iniziative, tanto che io mi sento un po’ una sacerdotessa dell’amore visto che scrivo anche di rapporti e sentimenti. Lui ha lasciato tanti progetti, non so se scriveremo un altro libro e comunque parecchie idee bollono in pentola”.

E’ il momento dei saluti, ma il pensiero di Francesca va ancora ai caregiver. “Se fossi un politico? Esistono associazioni che fanno rete e aiutano queste figure, ma se ne parla poco. Quindi, se avessi questo ruolo, accenderei i riflettori su di loro e le sovvenzionerei con più fondi: chi si prende cura di un paziente oncologico, deve avere aiuto fisico e psicologico. Servono figure di supporto specializzate e anche tanta bellezza. Non scherzo: non sarei qui senza i libri, l’arte, la cultura. La cosa più importante che si possa dare a un essere umano è la cultura, la cura dell’anima”.