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Un nuovo farmaco per il tumore al seno metastatico
Si tratta di una terapia efficace anche per le pazienti con un tumore che ha una bassa espressione della proteina Her2
Hai un tumore al seno metastatico? Per te c’è una bella novità sul fronte delle cure. Infatti, è disponibile un nuovo farmaco che si è dimostrato molto efficace e che può rappresentare una svolta per molte pazienti come te. In questo articolo ti spieghiamo tutti i dettagli.
È un mix tra due molecole
Il farmaco che sta attirando l’attenzione, sui social e non solo, si chiama trastuzumab-deruxtecan. In pratica si tratta della combinazione tra un anticorpo monoclonale e un’altra molecola. Questo nome potrebbe risultarti famigliare perché si è già parlato di questa terapia, dopo che studi e ricerche avevano dimostrato la sua azione.
Ora l’Agenzia italiano del farmaco ha approvato la rimborsabilità della terapia. Questo significa che il farmaco sarà realtà negli ospedali italiani. Ma di che cosa si tratta e come agisce? Gli esperti lo definiscono un ‘anticorpo farmaco-coniugato’, ovvero l’unione di un anticorpo monoclonale con un chemioterapico. Il dettaglio più importante è che questa cura è efficace contro i tumori metastatici ‘ a bassa espressione della proteina Her2’ ed è la prima ad aver dato questi risultati.
"La terapia è davvero innovativa perché ci permette di curare persone che prima erano escluse da questi protocolli. Nello studio, che ha coinvolto 557 pazienti, trastuzumab deruxtecan ha ridotto del 50% il rischio di progressione della malattia rispetto alla chemio e ha aumentato la sopravvivenza globale".
Infatti, finora per queste pazienti era previsto solo il percorso con la chemio perché i farmaci combinati risultavano utili per i tumori ‘Her 2 positivi’. La novità, quindi, offre un’ottima alternativa per queste donne, anche perché i dati sono molto incoraggianti.
“La terapia è davvero innovativa perché ci permette di curare persone che prima erano escluse da questi protocolli” spiega Giampaolo Bianchini, responsabile del Gruppo mammella dell’Ospedale San Raffaele di Milano. “Nello studio, che ha coinvolto 557 pazienti, trastuzumab deruxtecan ha ridotto del 50% il rischio di progressione della malattia rispetto alla chemio e ha aumentato la sopravvivenza globale”.
Oggi, in Italia, oltre 52.000 donne convivono con un cancro al seno metastatico. Se anche tu stai vivendo questa esperienza, parla di questo farmaco con il tuo oncologo per saperne di più e capire se è adatto a te.
Cancro, ecco la app per le cicatrici
Curare e trattare le ferite non è così scontato. In questo articolo, ti diamo una serie di consigli e ti presentiamo un nuovo aiuto tecnologico
Sei alle prese con una cicatrice, ricordo di un intervento per un tumore? Lo sappiamo bene: prendersi cura di questo segno sulla pelle non è sempre semplice e servono tanta pazienza e attenzione. A volte, poi, la ferita causa dolore, fastidio e irritazione. Ma sta per arrivare un nuovo alleato, una app che ti aiuta a trattare la cicatrice al meglio. Te la raccontiamo in questo articolo. Buona lettura….
La cicatrice dopo il tumore: un problema spesso sottovalutato
Che sia al seno, sull’addome o sulla gamba, poco importa. La cicatrice rimane il segno che il tumore ha lasciato sulla tua pelle e sul tuo corpo. È importante, quindi, prendersene cura. Eppure spesso si tratta di un problema sottovalutato.
Di solito, si ricevono poche indicazioni sul tema, spesso in ospedale e dopo l’intervento, ma poi è difficile saperne di più. Per quanto tempo bisogna prendersi cura della ferita? Cosa bisogna fare se fa male, si arrossa troppo o, addirittura, sembra non guarire mai anche dopo mesi dall’operazione chirurgica?
Noi di Koala Strategy abbiamo affrontato spesso l’argomento e ti abbiamo regalato diversi consigli preziosi, certificati dagli esperti del settore, sia sul fronte della bellezza, che sul fronte dei massaggi e della fisioterapia. Infatti, la zona della cicatrice va preparata e idratata ancora prima dell’intervento, mentre per le 72 ore successive non va toccata e bagnata. Dopo 15/20 giorni, invece, via libera a creme a base di vitamina E, allantoina o germe di grano. E se la ferita prude o si arrossa troppo, meglio usare uno spray lenitivo.
Anche la fisioterapia può essere preziosa. La ferita può essere trattata con specifici massaggi da un fisioterapista specializzato, che può intervenire poi per risolvere eventuali aderenze o disturbi che si manifestano nella zona operata.
"L’applicazione è pensata come un vero e proprio supporto per la cura della ferita: ci sono le riposte ai dubbi, tanti suggerimenti degli specialisti, una serie di reminder quotidiani per ricordarti cosa fare e una carrellata di video che mostrano in concreto come eseguire i massaggi specifici, guidandoti passo dopo passo".
Una nuova app per prenderti cura della cicatrice
Se vuoi un aiuto in più, eccolo in arrivo dalla tecnologia. Si chiama DayScar ed è una nuova applicazione nata da un’idea del Dottor Alberto Pau, medico specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica all’Università Politecnica delle Marche, che l’ha pensata con la supervisione scientifica del Professor Giovanni Di Benedetto, direttore della Scuola di Specializzazione dell’ateneo marchigiano.
A rendere realtà la app è stata la start up napoletana Hack The Duck con il sostegno di Revée Srl, l’azienda torinese che produce proprio dispositivi medici, guaine post-operatorie e creme per cicatrici. Ma come funziona in pratica questo strumento?
L’applicazione è pensata come un vero e proprio supporto per la cura della ferita: ci sono le riposte ai dubbi, tanti suggerimenti degli specialisti, una serie di reminder quotidiani per ricordarti cosa fare e una carrellata di video che mostrano in concreto come eseguire i massaggi specifici, guidandoti passo dopo passo.
Si tratta quindi di un protocollo studiato nei minimi dettagli, che dura sei mesi e che può essere personalizzato in base alle esigenze del paziente. Presto la app sarà disponibile in tutti gli store online: continua a seguirci e ti racconteremo tutte le novità.
Protonterapia, cos’è la cura contro i tumori di cui tutti parlano
L’Istituto Europeo di Oncologia ha aperto il nuovo centro dedicato alla protonterapia. Qui ti spieghiamo come funziona e per quali tumori è indicata
In questi giorni tutti parlano di protonterapia. Ma che cos’è? È una nuova cura innovativa contro il cancro? In realtà, non si tratta di una terapia sconosciuta. Anzi, per gli oncologi è una strada ben nota, ma è poco diffusa perché viene erogata con un macchinario davvero all’avanguardia. Nelle scorse settimane, l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano ha lanciato il suo Proton Center e, quindi, facciamo chiarezza su questo percorso terapeutico.
Che cos’è la protonterapia e come si esegue
La protonterapia è una specie di radioterapia, più avanzata e con minori effetti collaterali. In pratica, si tratta sempre di raggi che vanno ad agire sulla massa tumorale. Ma, a differenza della radio, che si basa su raggi x, la protonterapia utilizza i fasci di protoni, che sono molto più precisi e meno invasivi. La conseguenza? La terapia si concentra solo sul tumore e preserva il resto dei tessuti sani.
I dati, infatti, sottolineano meno ricadute negative per i pazienti oncologici e durata più breve del percorso, con un numero inferiore di sedute. In pratica, chi si sottopone alla protonterapia registra meno nausea, vomito, stanchezza, diarrea, perdita di capelli o irritazione cutanea. Dettaglio importante: è adatta anche per i malati pediatrici.
Ma come si esegue la terapia? Prima, ci si sottopone ad alcuni esami, come Tac, Risonanza magnetica o Pet, che danno al medico un’immagine più accurata possibile del tumore, in 3D. Questo permette allo specialista di valutare con la massima precisione dove direzionare il fascio di raggi. Poi, via libera alla cura che si fa in ambulatorio, dura al massimo 2 minuti a seduta ed è davvero indolore. La durata del percorso va dalle 2 alle 8 settimane, a seconda del tipo di neoplasia.
"Prima della protonterapia, ci si sottopone ad alcuni esami, come Tac, Risonanza magnetica o Pet, che danno al medico un’immagine più accurata possibile del tumore. Questo permette di valutare con la massima precisione dove direzionare il fascio di raggi. Poi, via libera alla cura che si fa in ambulatorio, dura al massimo 2 minuti a seduta ed è indolore. La durata del percorso va dalle 2 alle 8 settimane".
Per quali tumori è indicata la protonterapia e dove su fa
“La protonterapia permette di curare più tumori, compresi alcuni che oggi non hanno terapie, e di curare meglio molti di quelli che ricevono la radioterapia tradizionale” spiega Roberto Orecchia, Direttore Scientifico dello Ieo. “È perfetta per i tumori solidi, per quelli che si sviluppano in organi critici o in sedi difficili da raggiungere, sia per quelli che non rispondono alla radioterapia convenzionale. Spetta a un team multidisciplinare valutare lo stato clinico del paziente e decidere se sia uno strumento valido o meno. In linea di massima, può essere usata con successo da sola o in combinazione con la chemio. La Protonterapia è dunque davvero innovativa, ma allo stesso tempo consolidata, come dimostrano i risultati ottenuti su oltre 200.000 pazienti trattati nel mondo. La sua diffusione è lenta perché un centro protoni richiede investimenti significativi in tecnologie, strutture e risorse umane”.
Secondo gli esperti, la protonterapia è adatta quindi per i tumori solidi, per quelli del sistema nervoso centrale, per i meningiomi, per le neoplasie dell’occhio e per i tumori della testa e del collo. Non solo: funziona anche nei tumori toracici, addominali e pelvici, come quello al pancreas, al fegato, alla prostata, al retto e alla cervice dell’utero.
Oltre al nuovo Proton center dello Ieo, in Italia questo percorso si può fare a Trento, al Cnao di Pavia e all’Infn di Catania per i tumori oculari. Nei prossimi mesi, dovrebbero aprire anche due centri al Pascale di Napoli e all’Irccs di Candiolo (To).